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Tecniche e rischi della Black Hat SEO

5 Aprile 2017 da Pietro Biase

Con la definizione Black Hat SEO si intendono le attività che consentono di ottenere vantaggi nel posizionamento dei siti web sui motori di ricerca, sfruttando le peculiarità degli algoritmi utilizzati da questi ultimi, a discapito della cosiddetta White Hat SEO.

Lo scopo dei motori di ricerca è quello di fornire, all’utente che esegue una certa query, i migliori risultati in termini di pertinenza e di intento di ricerca.

Conoscendo le regole di funzionamento, tramite la Black Hat SEO è dunque possibile cercare di ingannare i motori di ricerca creando dei contenuti studiati a tavolino che non sono fatti per l’utente finale, ma solo per ottenere il miglior posizionamento di un sito internet.

Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessun altro. (Mark Twain)

La White Hat SEO persegue invece l’obiettivo del posizionamento Google attraverso:

  • l’implementazione delle linee guida ufficiali di Google
  • la creazione di contenuti originali e di qualità
  • l’ottimizzazione on page
  • l’utilizzo di dati strutturati

Un esempio di Black Hat SEO

Tutti sappiamo che i motori di ricerca leggono e scandiscono i contenuti di un sito internet cercando di capire l’argomento di cui tratta la pagina e la presenza di eventuali keyword.

Se le keyword sono inserite nel contenuto in maniera naturale, senza forzature e in quantità ragionevole stiamo parlando senza di dubbio di una ottimizzazione SEO on page che fa parte nelle tecniche White Hat.

Ma se invece forziamo l’utilizzo ripetuto delle keyword in quantità esagerata (la cosiddetta keyword stuffing), oppure forziamo la presenza di keyword non leggibili dall’utente (ad esempio utilizzando del testo in colore bianco su sfondo bianco) allora stiamo utilizzando una o più tecniche Black Hat SEO.

Le principali tecniche Black Hat

Nelle sue norme per la qualità, Google esplicita le principali pratiche di Black Hat SEO da evitare:

  • Contenuti generati automaticamente
  • Partecipazione a schemi di link
  • Creazione di pagine con assenza o scarsa presenza di contenuti originali
  • Cloaking
  • Comandi di reindirizzamento non ammessi
  • Testo o link nascosti
  • Pagine doorway
  • Appropriazione di contenuti
  • Partecipazione a programmi di affiliazione senza apportare un sufficiente valore aggiunto
  • Caricamento di pagine con parole chiave irrilevanti
  • Creazione di pagine con comportamento dannoso (phishing, virus, trojan o altro badware)
  • Utilizzo illecito del markup dei rich snippet
  • Invio di query automatizzate a Google

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