Cracker che uccidono: la salmonella riuscirebbe a vivere negli alimenti secchi per almeno sei mesi.
13 Febbraio 2016 da dagata
Cracker che uccidono: la salmonella riuscirebbe a vivere negli alimenti secchi per almeno sei mesi. Lo dice uno studio americano
Alcuni scienziati americani hanno scoperto che gli alimenti non comunemente associati con un’intossicazione alimentare, come biscotti e crackers, e in generale tutti quelli secchi hanno la capacità potenziale di portare pericolosi batteri per molto più tempo di quanto pensato. Dopo un aumento del numero di focolai di tossinfezioni alimentari, un team di ricercatori dell’University of Georgia ha studiato la salmonella all’interno dei cibi secchi e sono rimasti sorpresi nel rilevare che l’agente patogeno nocivo è sopravvissuto per almeno sei mesi. L’equipe ha utilizzato cinque diversi ceppi di salmonella e ha deliberatamente contaminato alcuni cibi con basso contenuto di umidità, come biscotti e cracker. Formaggio, burro, vaniglia e cioccolati ripieni sono stati tutti utilizzati per replicare i tipi di cracker e biscotti regolarmente trovati nei negozi e distributori automatici. Dopo aver analizzato i diversi cibi, gli scienziati sono stati in grado di determinare quanto tempo la salmonella è sopravvissuta. I ricercatori americani sono rimasti scioccati nello scoprire che la salmonella è sopravvissuta per così tanto tempo. Questi risultati si aggiungono alla prova che un’intossicazione alimentare può avvenire anche perché la salmonella riesce a sopravvivere per un periodo di tempo sufficientemente lungo in ambienti asciutti. Alla luce di tali risultati, gli esperti della salute hanno quindi avvertito che dovrebbero essere prese ulteriori precauzioni per impedire le contaminazioni nel processo di fabbricazione. La Food Standard Agency, un ente pubblico britannico, stima che le intossicazioni alimentari colpiscono fino a 5,5 milioni di persone nel Regno Unito ogni anno. Si pensa che la cifra reale potrebbe essere molto più alta, poiché molti casi non sono denunciati. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, evidenzia che le intossicazioni alimentari causerebbero la morte di ben 125.000 bambino ogni anno nel mondo e che se si usassero maggiori precauzioni anche nella preparazione e confezionamento dei cibi, si potrebbero evitare moltissime tragedie.
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