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L’artista della realtà utopica Eugenio Carmi presente a “Spoleto Arte”

30 Giugno 2014 da ufficiostampa

Presenza eccelsa alle mostre di “Spoleto Arte” curate da Vittorio Sgarbi, quella del geniale maestro astrattista Eugenio Carmi, che porterà alcune tra le sue più significative opere. Il prestigioso “Osservatorio sull’arte”, organizzato dal manager Salvo Nugnes di Promoter Arte, si terrà dal 27 Giugno al 24 Luglio 2014, presso lo storico Palazzo Leti Sansi, in via Arco di Druso 37, affacciato sulla suggestiva Piazza del Mercato e inaugurerà Venerdì 27 Giugno, alle ore 18.30.

 

Carmi è tra i maggiori esponenti dell’astrattismo italiano e la sua fama si è ampiamente consolidata in ambito internazionale. Ha ricevuto premi e riconoscimenti prestigiosi in tutto il mondo. Si autodefinisce “Fabbricante di immagini”. Nella multiforme ricerca sperimentale si è cimentato nella produzione di creazioni utilizzando tele e carte, ferro e acciaio saldati insieme. Ha realizzato anche cartelli antinfortunistici e segnali elettrici immaginari, specchi, vetrate e installazioni scultoree. L’espressione artistica accanto alla mente cosmopolita, fatta di rigore e coerenza, è in continua e graduale evoluzione.

 

Sul concetto di arte ha dichiarato “L’arte è quell’attività, tuttora sconosciuta, prodotta dal perfetto computer, che sta nel nostro cervello e che, a nostra insaputa, traduce l’inconscio in realtà. Forse è il desiderio del mito della bellezza, forse è il desiderio di un colloquio con il nostro Dio, forse è il desiderio di scoprire il mistero dell’Universo”.

 

Umberto Eco di lui ha scritto “Animale eminentemente urbano, Carmi parla polemicamente di una civiltà della visione e del rumore, che lo ossessiona, lo disturba e lo affascina. Un suo moralismo e una sua tendenza alla fuga campestre si combinano con una sorta di salutare ottimismo, per cui non riesce e non gioire delle sollecitazioni, che il paesaggio urbano, nella sua insopportabilità, gli propina quotidianamente. Diciamo, che egli ha raggiunto una sorta di equilibrio, ritraducendo il paesaggio esterno in una sorta di paesaggio personale, pacificato e sottratto alle contraddizioni, che lo generano”.

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