La nota artista lombarda Alessandra Turolli intervistata in occasione della sua personale alla Milano Art Gallery dal 27 Giugno 2013
9 Luglio 2013 da ufficiostampa
In occasione della personale di Alessandra Turolli, il cui vernissage si è tenuto Giovedì 27 Giugno 2013 alle ore 18.00, presso la prestigiosa Milano Art Gallery in via Alessi 11 a Milano, l’artista rilascia un’intervista dove racconta del suo percorso artistico e della sua passione per l’arte.
COME E QUANDO NASCE LA SUA PASSIONE PER L’ARTE?
Sono sempre stata appassionata all’arte. A 12 anni ho vinto un premio di pittura che mi ha permesso di poter essere nominata sia all’Accademia Carrara a Bergamo, che a quella di Brera a Milano. Essendo di Bergamo, ho deciso di andare all’Accademia Carrara, quando insegnava ancora il Prof. Longaretti. Per un paio di anni son rimasta lì, poi sarei dovuta andare al liceo, che ho fatto fuori Italia. In quei due anni di Accademia, mi sono resa conto che non era la mia strada, forse perché ero troppo giovane, forse perché mi facevano fare nudi, nature morte e tutte queste cose, con questa splendida luce solare. Io non dipingo mai con il Sole, dipingo di notte, per cui sono andata da Longaretti, dicendogli che non me la sentivo più di frequentare. Il Professore, di conseguenza, ha chiamato i miei genitori dicendo che avevo delle buone possibilità, ma senza riuscire a farmi cambiare idea. Nel frattempo sono stata via, ho avuto dei figli, ho interrotto per un certo periodo la mia attività vera e propria e poi ho ricominciato.
UNA BREVE RIFLESSIONE SUL CONCETTO DI ARTE
L’arte dev’essere qualcosa che dà gioia a chi la vede, dà un’emozione. Mi è capitato molte volte di passare davanti a quadri che non mi hanno trasmesso nessuna emozione, contrariamente ad altri, che mi destano un’emozione profonda nell’anima. Io cerco di mirare a questo: poter dare emozione a chi guarda le mie opere.
COME SI È EVOLUTO IL SUO PERCORSO NEGLI ANNI?
Ho cominciato con una personale a Bergamo, in un luogo dove gli artisti venivano selezionati da una giuria di espertissimi. Non ero ancora consapevole che avrei continuato a fare mostre ed esposizioni. Mi hanno accettata e ho avuto un ottimo successo. Addirittura un grande collezionista d’arte, ha comprato un mio quadro che si è permesso di regalare al Guggenheim di Venezia, quindi non si può immaginare la mia emozione! Da quel momento sono nate altre idee, anche se non ho fatto moltissimo, in quanto ho cominciato tardi con quella che ora è la mia professione. Ho esposto poi a Palazzo Ducale a Massa e in diversi altri prestigiosi. Essendo sempre stata un po’ pigra, non ho realizzato tante mostre, ma ora ho questa mostra a Milano che mi gratifica moltissimo. Sono molto contenta e spero che da cosa nasca cosa.
UN PARALLELO TRA ARTE, POESIA E LETTERATURA
Io le metterei tutte insieme, sono doti meravigliose, che esprimono il tuo pensiero. C’è stato un momento della mia vita in cui ero indecisa tra la pittura e la scrittura, perché amo anche scrivere poesie, odi e componimenti. Come leggere un bel libro ti regala una gioia infinita, osservare un bel quadro ti dona la stessa gioia, se il quadro ti piace. Tutto è arte, un’arte avvolgente. Arte, poesia e letteratura non possono essere diverse l’una dall’altra, sono tutte troppo importanti per me.
A COSA SI ISPIRA IL TITOLO PANTA REI DELLA SUA MOSTRA?
Panta Rei.. Io sono convita che tutto sia in movimento, tutto è mutabile e niente ha fine. Ho infatti realizzato quest’ultima serie di deserti e pianeti, perché credo profondamente che facciamo parte di un tutto che chiamiamo Universo. Anche il deserto, che sembrerebbe un nulla perché monocolore, dopo una pioggia, una goccia d’acqua, può far nascere un fiore: da tutto nasce qualcosa. Io sono convintissima di questa teoria. In più, i deserti mi suscitano delle emozioni particolarmente forti, li ho amati ed ogni deserto che vedo, me ne innamoro.
QUAL È L’OPERA CHE HA SCELTO COME SIMBOLO DELLA MOSTRA?
Ho scelto “Vita“: un Sole su fondo scuro, al tramonto, con un serpente in ferro, simbolo di vita e tentazione e una piccola Luna dello stesso materiale del serpente, rappresentati su questa mia pittura molto materica.
DAL 27 GIUGNO AL 15 LUGLIO ESPONE PRESSO LA STORICA E RINOMATA GALLERIA MILANO ART GALLERY DI MILANO. COME È NATO IL CONNUBIO ARTISTICO CREATIVO CON IL MANAGER SALVO NUGNES?
Per una combinazione di eventi e di elementi. Ci siamo visti ad una mostra a Milano, mi è stato presentato e successivamente è venuto da me una sera, in quanto voleva vedere i miei quadri. Le mie opere gli sono piaciute e da lì è cominciata la nostra collaborazione, con grande mia soddisfazione.
COME PENSA SI POSSA EDUCARE ALL’ARTE LE NUOVE GENERAZIONI?
Non si può educare all’arte, l’arte bisogna sentirla dentro. Ad esempio, mio padre mi mandava a lezione di piano, ma io ne saltavo tantissime perché non mi interessava e oggi lo rimpiango molto. Questo per dire che non si può far fare ad un ragazzo ciò che non sente dentro davvero. Deve avere delle sensazioni ben precise, se no non ricaverà mai niente da se stesso.
QUALI SONO I SUOI FUTURI PROGETTI PER LA SUA RICERCA ARTISTICA E SPERIMENTALE?
In questi giorni ho fatto tre quadri, l’uno molto diverso dall’altro. Per me dipingere vuol dire divertimento, non sono un’artista seriale. Ho avuto il periodo dei deserti, ad esempio, ma è già finito, ho prodotto ancora qualche pianeta, ma non posso certamente fare tutto l’Universo con tutto quello che contiene! Ora sto realizzando delle opere molto particolari con dei movimenti molto armonici utilizzando questa tipo di pittura che è un insieme di colla, cemento e altri materiali, che poi riesco a modellare con le mani, come io desidero. Non so mai, quando mi metto davanti una tela, dove vado a parare, è come se qualcuno mi guidasse la mano. Probabilmente è già dentro di me questa sensazione, l’ispirazione vera, però io sono inconscia e quando ho finito di modellare il quadro praticamente mi rendo conto che è finito ed è venuto come io volevo. Sono sempre alla ricerca di qualcosa di diverso, soprattutto per me stessa, perché sperimentare per un’artista è anche divertimento. Vedere cosa succede con i miscugli di vari colori, con alcune sostanze mescolate ad altre, mi aiuta a trovare soluzioni nuove per la mia arte. Per cui sono sempre alla ricerca di novità, se no mi annoierei. Non sono la classica persona che vuole andare a vendere a tutti i costi i suoi quadri, ma voglio soprattutto avere una mia serenità d’animo che mi consenta di fare quello che il mio cuore richiede ed io continuerò nel mio cammino spirituale.
C’È QUALCHE ARTISTA IN PARTICOLARE AL QUALE SI ISPIRA O LA SUA ARTE VIENE DA SÉ?
All’inizio quando andavo all’Accademia Carrara ero affascinata, e lo sono ancora, da Botticelli, Bruegel, i fiamminghi in generale, Leonardo, e questo tipo di pittura. Mi ricordo che quando mia figlia faceva il liceo artistico ho litigato varie volte con chi mi faceva vedere i quadri informali moderni, perché io non li riuscivo a sentire. Successivamente qualcosa in me è cambiato, mi sono stufata di usare l’olio, perché era troppo lento ad asciugare e ho cominciato ad usare acrilico, smalto, sughero, legno, ferro e iniziando a cambiare completamente il modo di vedere e fare l’arte.
“Tutti quelli che hanno visto i miei quadri hanno parlato di anima, ed è questo che volevo trasmettere io, che i miei quadri dessero un’emozione all’anima di chi li vede. Non è importante che a uno piaccia di più o di meno, ma quasi tutti hanno colto quello che volevo esprimere.”
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