In Italia il gioco è in crisi, peggio i Casinò
18 Aprile 2013 da dagata
In Italia il gioco è in crisi, peggio i Casinò . Crollo degli incassi nelle sale da gioco nel primo trimestre del 2013. Posti di lavoro a rischio
Siamo ancora una volta in presenza di un segnale del declino italiano che non sembra proprio fermarsi, certamente meno grave rispetto alla svendita e allo smantellamento di interi comparti industriali ma comunque sempre un segno della distruzione oramai avviata del nostro paese.
Federgioco, l’associazione di categoria che raggruppa le quattro case da gioco italiane Sanremo, Saint Vincent, Campione d’Italia e Venezia ha comunicato che nel corso del 2012 il totale degli incassi è crollato, rispetto all’anno precendente, del 18%, fermandosi a 332 milioni di euro. Inoltre il crollo degli incassi nei quattro casinò italiani nel primo trimestre del 2013 ha determinato la flessione complessiva rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del -9,2%. Il settore dei tavoli e quello delle slot, in particolare, ha evidenziato un decremento sostanzialmente omogeneo nell’ordine del 9%. Leggermente più contenuto il calo del segmento tavoli verdi che si attesta all’8,8% contro un decremento slot al 9,5%. A fronte di un incasso complessivo di 86 milioni e 140 mila euro nei primi tre mesi del 2012, l’incasso al netto del trimestre 2013 scende a 78 milioni e 227mila euro. I tavoli incassano 31 milioni e 280 mila euro nel 2013 contro i 34 milioni e 315 mila del 2012. Le slot passano da 51 milioni e 44mila euro a 46 milioni e 305 mila euro. Un crollo senza dubbio molto accentuato che può essere spiegato con varie ragioni tra cui la concorrenza dei casino online legali e degli altri giochi, la crisi e la normativa imposta dal governo che ha penalizzato molto i casino italiani rispetto ai concorrenti europei
È evidente per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che il problema di fondo, quello che davvero ha causato danni incalcolabili, è stato il restringimento ulteriore della normativa antiriciclaggio. Il problema è che questa normativa è stata interpretata in maniera assolutamente restrittiva dal Governo Italiano: praticamente è impossibile cambiare contanti in fiches, il limite è molto basso: 1.000 euro anche se la norma, giusta e condivisibile, dell’Unione Europea consente di utilizzare il contante per giocate fino a 7.500 euro. E’ evidente che i ricchi italiani che frequentano i casinò, anche per paura di essre immediatamente schedati e magari segnalati all’Agenzia delle Entrate per un controllo punitivo, preferiscono fare qualche chilometro in più per recarsi nei paesi dei nostri competitor europei quali Austria, Svizzera, Slovenia o Francia dove questi limiti non esistono e possono giocare più tranquillamente. In ogni caso non si vuole che i casino diventino un luogo privilegiato per il lavaggio di denaro sporco.Intanto il calo d’affari dei Casinò, ha decretato la perdita di decine di posti di lavoro. I dipendenti del Casinò di Campione d’Italia pur di salvarli sono disposti ad abbassarsi lo stipendio ponendo nello stesso tempo delle condizioni e cioè il taglio di tutte le spese superflue, e l’idea che se sacrifici si devono fare, è giusto che li facciano tutti.
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