La qualità nei ristoranti giapponesi
18 Aprile 2013 da dalila.sansoni
La cucina giapponese, offre una larga varietà di piatti, e specialità regionali tipiche del paese del Sol Levante. All’estero, sono molti quelli che decidono di optare per questo tipo di esercizio di ristorazione decisamente esotico. La lotta al gradimento dei nostri palati, è una lotta senza
quartiere, e i ristoranti giapponesi, hanno dalla loro centinaia di ricette da sfoggiare, per mantenere alto il livello di competitività, in questo particolare settore.
Ma ciò che separa veramente le comuni osterie, dai ristoranti con la Erre maiuscola, sono ovviamente le materie prime, e la necessità di averle a disposizione, senza dover ricorrere a costose importazioni d’oltre oceano.
Fu intorno agli anni ’70, che un giovane chef giapponese, tale Minoru Hirazawa, detto Shiro, Ex allievo di una delle scuole di cucina migliori del Giappone, fu mandato dal suo maestro in
Italia, con l’intento chiarissimo di far innamorare con la loro cucina, gli abitanti dello Stivale, e non tardò a ricevere uno dei suoi primi impieghi in Italia, al ristorante giapponese Tokyo.
Per avere una materia prima a portata di mano, selezionò una coltura di riso nipponico che fosse perfetta per le risaie di Vercelli e diresse una produzione italiana dei principali ingredienti giapponesi come il tofu (che è un tipo di formaggio ricavato dalla soia) e il miso (anche esso ricavato dalla soia, ma viene bollito con riso o orzo, e poi mischiata con un particolare fungo).
Grazie anche ad un clima incredibilmente accomodante per la coltura di questo cereale, si è in seguito optato per utilizzare una varietà di riso nostrano, che viene coltivato qui (non è raro vederlo esportato in Giappone, data la sua qualità), le alghe di solito vengono passate attraverso i mercati della Germania, mentre le birre, si avvalgono della esperienza sul campo, di produttori inglesi o tedeschi, i quali però, devono seguire le particolari direttive di produzione, al fine di mantenere la fedeltà delle ricette originali. Per quanto riguarda invece il pesce, sebbene la sua freschezza non sia messa in discussione, non si tratta di pesce appena pescato dal mare, in quanto la legge italiana prevede che tutti i pesci destinati ad essere serviti a tavola crudi, debbano essere congelati per almeno 24 ore, e a meno 20 gradi, per assicurarsi che avvenga l’uccisione di eventuali parassiti.
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