Concerti Emilia Romagna: Luca De Nuzzo al MEI di Faenza 2008
12 Novembre 2008 da Michela Barbero
La canzone d’autore popolare è in scena sabato 29 novembre al MEI di Faenza 2008, con la partecipazione di Luca De Nuzzo, cantautore di San Severo, che porta a Faenza la canzone d’autore in dialetto pugliese.
La serata, ideata dal noto giornalista ed esperto musicale Enrico Deregibus, ha in programma anche un’intervista a cura di Annino La Posta, dedicata a tematiche diversificate, dove si intrecciano musica e linguaggio, società ed impegno culturale.
Luca De Nuzzo presenterà al Mei di Faenza alcuni dei brani più conosciuti del suo repertorio musicale, tra i quali, la canzone vincitrice del Premio De André 2004: ‘A mòstre ballerine. Brano dai toni drammatici ed amari, ‘A mòstre ballerine (Il Mostro Ballerina) si ispira ad una storia vera di una giovane ragazza con sembianze da volatile, un “mostro” inaccettabile per una società propensa alla perfezione, troppo debole per accettare il diverso.
In un atto liberatorio di iniziazione alla vita, la ragazza decide di mostrarsi in piazza in una danza d’improvviso commovente: la sua diversità mostruosa scava nell’animo di chi guarda, genera vergogna ed emozione, scuote l’anima e ridona una dignità alla sua anima. È una canzone amaramente ironica, che parla del diverso e di una società che si limita spesso a “guardare” senza avere il coraggio di “vedere”. La ballerina, nella sua danza di imposizione del sé, costringe lo spettatore a vedere crudamente la diversità fisica: ma cos’è più mostruoso di una società che non accetta di contemplare e capire tutta l’imperfezione dell’umano? E proprio qui, l’arte, che sia danza o musica, corre in soccorso all’espressività personale di chi sfugge agli schemi. L’arte diventa la sola capace di mettere in comunicazione la quotidianità e lo spirituale, in una sorta di incontro propiziatorio.
Trasportati dalle note del liuto greco acustico, della chitarra classica, del basso elettrico, violino, violoncello e zarb, tra pause, sussurri e ascese eclatanti, i contenuti non ci fanno piombare nel mero pessimismo. Le parole e le immagini aspre trasmettono in realtà un ottimismo puro; un ottimismo amaro ma leale, che contrasta stereotipi lontani e crudeli. Trionfa il riscatto della ballerina e la forza della realtà sulla finzione, risuonante nella ripetizione “Stìte zìtte e m’barète a vedè! Nùde e crùde m’avìte vedè! Sò revète pe fàrme vedè! Lòre sò bèlle e vù stìte a vedè!”. (State zitti e imparate a guardare! Nuda e cruda mi dovrete vedere! Sono arrivata per farmi vedere! Loro son belli e voi state a guardare!).
Anche in questo brano di Luca, il dialetto acquista un ruolo fondamentale. La lingua familiare “incorruttibile”, che non conosce bugie rincuoranti, la lingua del quotidiano e della spontaneità è quella che si presta meglio ad esprimere il dolore tagliente, dai toni provocatori e schietti, capaci di creare una forte empatia tra la protagonista e il suo pubblico. La danza riporta all’elevazione, al sogno, alla stessa speranza di “’A cantète d’ù sugnatòre”, dedicata all’eterno amico sognatore, custode di valori ed ideali, scherzo e pensiero, l’amico che ci tiene strettamente ancorati alla nostra identità: “…e non voglio crederci che a questo mondo non arriva il sole, e non voglio crederci che questo mondo è senza amore…”.
Tutto il repertorio dell’artista è disponibile on line al sito www.lucadenuzzo.com, con le traduzioni dei testi, video e recensioni dei brani, che ascolterete dal vivo al Mei di Faenza, sabato 29 novembre, nella serata musicale con De Nuzzo e Annino La Posta, dedicata al linguaggio, alla società ed alla ricchezza della canzone d’autore contemporanea.
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