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Nei prossimi mesi, lo scenario sul mercato delle materie prime potrebbe cambiare in maniera abbastanza forte. Secondo le previsioni della prestigiosa Goldman Sachs, ci potrebbe essere un aumento dei prezzi nell’ordine del 15%.
Ciò è principalmente dovuto ai probabili tagli dei tassi di interesse che le banche centrali dovrebbero cominciare di qui a breve.

Il costo del denaro e i prezzi delle materie prime

Secondo gli analisti statunitensi, siamo alla vigilia di un rally per le materie prime, o almeno questo indicherebbero gli indicatori che anticipano il trend. Questo scenario dovrebbe cominciare a concretizzarsi nel momento in cui le banche centrali cominceranno a tagliare i tassi di interesse, perché la domanda di materie prime inizierà a crescere, soprattutto quella da parte delle Industrie manifatturiere e quella dei consumatori.

L’incremento della domanda agirà come fattore rialzista sui prezzi delle materie prime, mentre i timori legati ai rischi geopolitici non incideranno in senso ribassista più di quanto non stiano già facendo adesso.

Petrolio e metalli in prima fila

Tra le varie materie prime candidate a questo sprint dei prezzi ci sarebbero anzitutto il petrolio e i metalli (principalmente alluminio, rame e oro, dal momento che si tratta di commodities che sono molto favorite da un contesto di tassi di interesse in calo).

Peraltro il miglioramento delle condizioni di finanziamento stimolerà un progressivo incremento della crescita economica, che alimenterà la produzione industriale e quindi la richiesta di materie prime. Questo significa che le prospettive sui prezzi delle commodities potrebbero incrementare gradualmente per diverso tempo, favorendo le strategie di spread trading.

Petrolio oltre 100 dollari

Un discorso a parte merita il settore petrolifero, perché la situazione di grave tensione che c’è nel Mar Rosso ha generato una domanda aggiuntiva di combustibili per alimentare le scorte. Per questo motivo Goldman Sachs ritiene che il prezzo del greggio potrebbe addirittura superare i 100 dollari al barile nel corso del 2024, anche perché l’OPEC, pur avendo le capacità per assorbire una maggiore domanda, lo farà in maniera ritardata per tenere alto il prezzo.