Dopo avere attraversato l’Alto Adige lupo migra per circa 2000 km fino in Ungheria e viene ucciso da un bambino di 9 anni
9 Agosto 2023 da dagata
Dopo avere attraversato l’Alto Adige lupo migra per circa 2000 km fino in Ungheria e viene ucciso da un bambino di 9 anni. L’esemplare è finito vittima di una battuta di caccia di famiglia. Arrestati in due
Un lupo emigrato in Ungheria dai Grigioni è stato presumibilmente ucciso da un bambino di nove anni. Lo ha riferito giovedì sera la televisione di Stato ungherese MTV. Come riporta il giornale on line Tio.ch, la migrazione del grande predatore è durata dal mese di giugno 2022 a marzo di quest’anno. Mercoledì scorso, nella città nordorientale ungherese di Nyiregyhaza, la polizia ha arrestato il padre del bambino e un secondo uomo che era con il ragazzo durante l’uccisione del lupo. Secondo il servizio televisivo di MTV, le autorità accusano i due uomini di reati contro la protezione della natura e di aver messo in pericolo dei minori. Il bambino di nove anni non è punibile secondo la legge ungherese. Lo scorso aprile il caso aveva suscitato grande scalpore anche tra gli attivisti internazionali per i diritti degli animali. L’esemplare “M237”, un maschio di due anni proveniente dai Grigioni, aveva percorso 2000 chilometri durante la sua migrazione in Ungheria attraverso l’Alto Adige e l’Austria. Secondo l’associazione Gruppo Lupo Svizzero (GLS), “M237” ha percorso la distanza più lunga mai registrata per un lupo in Europa. I guardiani della selvaggina dei Grigioni avevano dotato l’animale di un trasmettitore GPS. Ma i segnali erano improvvisamente scomparsi quando il giovane lupo aveva raggiunto l’Ungheria nord-orientale. Nei pressi di Hidasnemeti, le autorità ungheresi hanno trovato in un fiume il dispositivo di geolocalizzazione. Quindi la polizia ha ipotizzato che il lupo fosse stato abbattuto illegalmente, visto che questi grandi predatori sono protetti anche in Ungheria. Il padre del bambino di nove anni era già stato sottoposto a indagini. In quel momento le prove disponibili non erano sufficienti per un arresto. Il fermo del padre e del compagno di caccia, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, al quale aveva affidato il figlio con la propria arma, si è basato su nuove prove sulle quali la procura non ha fornito dettagli.
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