Inflazione alimentare e guerra: tonnellate di grano bloccate in Ucraina
6 Maggio 2022 da helly
Il problema dell’inflazione alimentare è sempre più evidente. Già era complessa fino a qualche mese fa, ma poi si sono sommati gli effetti della guerra in Ucraina, che hanno spinto verso l’alto i prezzi di molti generi alimentari di uso comune. Non è semplice sostituire gli approvvigionamenti di materie prime provenienti da Ucraina e Russia con altre fonti.
Il grano è l’emblema dell’inflazione alimentare
E’ esemplare il caso del grano. A causa del conflitto ci sono 4,5 di tonnellate di prodotto che sono bloccate nei porti ucraini. Si tratta di forniture alimentari che non giungeranno mai. Non soltanto ai paesi sviluppati, ma soprattutto a quelli poveri. Proprio per questi ultimi, le conseguenze possono essere molto più pesanti.
A tal proposito va ricordato l’allarme del FMI, che sottolinea come l’inflazione alimentare causata dalla guerra in Ucraina sta aumentando “il rischio di disordini sociali” in molti Paesi dell’Africa.
Molti hanno dirottato le richieste all’India, altro grande produttore. Ma quest’anno, complice il cambiamento climatico, la produzione indiana potrebbe crollare e costringere le autorità a imporre un ordine limite sell all’export per mantenere inalterate le scorte.
Bisogna sottolineare che prima dello scoppio della guerra, l’Ucraina era uno dei più grandi esportatori di grano al mondo. Molti paesi facevano affidamento proprio sulla sua fornitura per soddisfare il proprio fabbisogno.
Problemi anche per il mais
Un discorso analogo vale anche per il mais. Anche in questo caso l’Ucraina è uno dei top player mondiali a livello produttivo. Da sola pesa infatti per il 14% delle esportazioni globali.
Non è un caso che l’inflazione alimentare riguardante il mais ha toccato i massimi da un decennio. Il prezzo del Future Mais è salito a 800 dollari, sfondando le sue envelopes (bande di oscillazione). A novembre era 550.
L’inflazione alimentare in Italia
Le ripercussioni le stiamo avvertendo anche in Italia. Sono stati colpiti alcuni beni di largo consumo, come la pasta il pane e l’olio di semi.
L’inflazione alimentare più pesante riguarda proprio l’olio di semi di girasole. Dall’inizio dell’anno il prezzo è schizzato anche del 40% in alcune zone del Paese. Un aumento che è direttamente connesso al conflitto in atto in Ucraina. Da qui e dalla Russia origina circa l’80% delle esportazioni mondiali di olio di semi di girasole.
Ma l’inflazione alimentare si avverte anche su altri prodotti alimentari, e in molti casi – rispetto alle conseguenze attese – si tratta di rincari spropositati, frutto di manovre speculative.
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