Ambiente. Invasione di squali al largo delle coste israeliane
6 Marzo 2019 da dagata
Ambiente. Invasione di squali al largo delle coste israeliane. Come nel 2017, decine di squali sono stati avvistati di nuovo al largo della costa di Israele. Sono attratti da un fenomeno innaturale analogo a Cerano in provincia di Brindisi
Nel Mediterraneo, al largo della costa di Israele, negli ultimi mesi è stato individuato un numero insolitamente elevato di squali. Si radunano in acque poco profonde al largo della città costiera di Hadera, circa 50 chilometri a nord di Tel Aviv. “Qui a volte ci sono da 50 a 100 squali”, ha riferito Ejal Bigal dell’Università di Haifa all’agenzia di stampa tedesca. Una tale popolazione di banchi di sabbia e squali neri è vista raramente. Il ricercatore marino Bigal ha studiato per quattro anni cosa spinge questi animali nel Mediterraneo orientale. Negli ultimi 100 anni, il 95% degli squali mediterranei è stato ucciso. Dal momento che preferivano acque poco profonde vicino alla costa, sono stati catturati più velocemente dai pescatori. Inoltre, gli squali di barriera (Carcharhinus plumbeus) hanno tempi di riproduzione e crescita piuttosto lunghi,spesso solo dopo 20 anni. È ancora più sorprendente vedere così tanti esemplari delle specie in via di estinzione in un unico luogo. I ricercatori del team di Bigal ritengono che la ragione della presenza dei numerosi squali sia connessa alla vicina centrale elettrica. Manda acqua calda nel mare ed è esattamente dove si radunano i pesci come se fosse “una grande vasca idromassaggio”. Recentemente, gli scienziati hanno iniziato a raccogliere campioni di sangue e di tessuto nonché immagini ecografiche degli animali. E’ chiaro che altri squali vengono ogni anno. Bigal lo sa perché ha già equipaggiato 41 pesci con sensori per seguire i loro percorsi. Due squali sandbar erano già stati in Hadera due anni fa, il resto sono nuovi arrivati. Per Bigal Hadera è un posto unico: le condizioni sono artificiali in quanto create dalla centrale elettrica, ma l’acqua bassa è un “laboratorio in mezzo alla natura.” Non è necessario estrarre gli animali dall’acqua per esaminarli. Tuttavia, si chiede se la vicinanza agli umani sia l’ideale. I subacquei amano indugiare tra gli animali, dalla spiaggia gli squali sono visibili ad occhio nudo. Gli squali sono estremamente importanti per l’ecosistema perché mangiano animali marini malati e controllano le popolazioni di altre specie. Gli scienziati presumono che potranno osservare gli squali fino a maggio. Quindi, secondo l’esperienza, gli animali migreranno verso acque più fresche. Un fenomeno analogo, è stato segnalato alla foce della centrale elettrica di Cerano (Brindisi) che affaccia sul Basso Adriatico. Fecero scalpore nel febbraio 2018, le immagini di alcuni squali visionabili al link: https://www.youtube.com/watch?v=cfQqUX2yMT8 di una specie non meglio identificata che predavano ad un tiro di schioppo dalla massicciata che affaccia tra il canale e il mare, mentre alcuni pescatori a riva riprendevano sbigottiti l’insolita scena. Quella dell’acqua calda espulsa dalla centrali elettriche è un fenomeno senza alcuna ombra di dubbio che altera l’ecosistema delle zone di pertinenza causando effetti che normalmente non si verificano in altre aree marine. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione da sempre impegnata nella salvaguardia dell’eco sistema marino e nella lotta all’inquinamento, una bella notizia. Proteggere questi animali vuol dire tutelare la stabilità di tutto il mediterraneo. L’uomo da tempo sta distruggendo tutti gli equilibri che lo hanno fatto sopravvivere fino ad oggi e che hanno creato questo splendido pianeta. L’estinzione degli squali potrebbe innescare contraccolpi a valanga di cui non si conoscono, ne si possono prevedere gli effetti. Ma possiamo immaginare che la proliferazione senza controllo di molte specie di pesci comporterebbe l’estinzione di altre specie, che oggi sopravvivono perché il loro nemico naturale è in esiguo numero, si potrebbe poi distruggere la flora marina. Le specie che ne soffrirebbero sarebbe molte, tra cui l’uomo.
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