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Alzati e cammina: tre persone paraplegiche riescono a camminare grazie ad un impianto rivoluzionario realizzato in Svizzera. I tre erano stati feriti al midollo spinale diversi anni fa

5 Novembre 2018 da dagata

Alzati e cammina: tre persone paraplegiche riescono a camminare grazie ad un impianto rivoluzionario realizzato in Svizzera. I tre erano stati feriti al midollo spinale diversi anni fa

Un nuovo protocollo di riabilitazione per pazienti paraplegici ideato in Svizzera ha permesso a tre pazienti costretti alla sedia a rotelle di riprendere a camminare. I tre erano stati feriti al midollo spinale diversi anni fa (tra i quattro e i sette anni). I protocolli di riabilitazione di cui hanno beneficiato combinano la stimolazione elettrica mirata del midollo spinale lombare e la terapia di sostegno del peso corporeo. I ricercatori Grégoire Courtine (neuroscienziato presso il Politecnico di Losanna) e Jocelyne Bloch (Centro ospedaliero universitario vodese) hanno dimostrato che dopo alcuni mesi di allenamento, i pazienti erano in grado di controllare il movimento dei muscoli delle gambe, fino a quel momento paralizzate, anche in assenza di stimolazione elettrica. “I nostri risultati sono basati su una conoscenza approfondita dei meccanismi alla base del movimento che abbiamo acquisito nel corso di molti anni di ricerca su modelli animali – ha spiegato Grégoire Courtine – Ora conosciamo meglio le regioni da sollecitare con la stimolazione elettrica”.”La stimolazione dovrebbe essere precisa come un orologio svizzero”, aggiunge Jocelyne Bloch. “Configurazioni specifiche di elettrodi attivano aree precise del midollo spinale riproducendo i segnali che il cervello attiva per il movimento”. Essi sono ancora ben lontani dall’essere trasferibili nella routine clinica e non si deve dare la speranza ingiustificata che ci sia una soluzione per tutti. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il nuovo protocollo, apre nuove speranze per la cura della paralisi anche se esperti indipendenti mettono comunque in guardia da aspettative esagerate in merito ai nuovi risultati. Il doppio studio è stato pubblicato su Nature e Nature Neuroscience.

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