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Zecche asiatiche raccapriccianti invadono gli Stati Uniti e portano malattie

22 Agosto 2018 da dagata

Zecche asiatiche raccapriccianti invadono gli Stati Uniti e portano malattie
Dall’altra parte dell’Atlantico, i media la chiamano “il tic tac asiatico”. Questo invasore sta già seminando il panico negli Stati Uniti. “Haemaphysalis longicornis” è stato segnalato per essere in grado di trasmettere malattie in sette stati degli Stati Uniti sulla costa orientale e nelle immediate vicinanze di New York. Nessuno sa come ci sono arrivati. Haemaphysalis longicornis sono originari dell’Asia e sono stati segnalati in diversi stati degli Stati Uniti sulla costa orientale. Sono stati recentemente avvistati nella periferia di New York. Sono arrivate nel New Jersey nell’estate del 2017 e si stanno diffondendo da una contea all’altra, facendo scattare l’allarme degli esperti di salute. Una regione che ha una delle più alte concentrazioni di casi di malattia di Lyme negli Stati Uniti, una malattia che viene trasmessa dalle zecche …L’estate scorsa, molti pensavano che le zecche asiatiche non sarebbero sopravvissute all’inverno americano. Ma un anno dopo, le autorità sanitarie di altri sei Stati riferiscono della presenza della specie in Arkansas! Soprannominato “il killer tick asiatico” dai media negli Stati Uniti, questo tick nativo di Asia orientale è parte di una specie invasiva e “partenogenesi”, vale a dire che riproduce asessuata, clonando se stesso, come spiegato in un rapporto pubblicato lo scorso marzo dal Medical Journal of Entomology dell’Università di Oxford. Ma tra le loro caratteristiche di questa particolare razza di insetti c’e’ quella di ‘attaccarsi’ su qualsiasi tipo di animale, rendendo la loro diffusione piu’ rapida e pericolosa. Possono deporre fino a 2000 uova, succhiare grandi quantità di sangue e trasmettere malattie. Le zecche Haemaphysalis longicornis sono state trovate in parchi pubblici e campi da golf nel New Jersey, nelle praterie dello Stato di New York. È stato anche riportato in Virginia, West Virginia, Arkansas, North Carolina e Pennsylvania, su cavalli, cani, cervi e persino un opossum. Gli allevatori sono giustamente preoccupati per il loro bestiame. Nel mese di agosto 2017, il primo “paziente” contagiato gli Stati Uniti erano una pecora nel New Jersey. Gli specialisti sono stati inviati al sito per ispezionare la bestia e raccogliere campioni. “Un minuto dopo il nostro arrivo nella stalla, prima ancora che venissero colpite le pecore, l’ovino è stato completamente ricoperto di zecche”. Lo ha evidenziato in un video Tadhgh Rainey, un entomologo che lavora per il Dipartimento di Sanità Pubblica del New Jersey. La pecora, ne aveva centinaia. Furono necessari diversi lavaggi di permetrina (un insetticida) per disinfettare completamente le pecore. Lo scorso novembre, la sua lana non conteneva zecche. I ricercatori hanno pensato che le temperature in calo (sotto lo zero) fossero sufficienti a sradicarle. Ma è possibile che abbiano resistito, sepolte nel terreno, in attesa della primavera. Dal ritorno del calore e del sole, hanno continuato a diffondersi. Come potrebbe la pecora che “non ha mai viaggiato fuori dal paese o anche all’interno dello stato”, può essere stata coperta dalle zecche? Asia? I ricercatori non ne sono consapevoli, ma sono preoccupati per la rapida diffusione dell’Haemaphysalis longicornis .Un pericolo per l’uomo? Un morso di una di queste zecche può diffondere il phlebovirus, o RVFV, nell’uomo, che causa una febbre emorragica emergente potenzialmente fatale nel 15% dei casi. Tra le malattie a cui queste zecche sono state associate figura una patologia che abbassa le piastrine del sangue e causa febbri violente, la ‘anaplasmosi’ e una cosiddetta ‘febbre della montagna Rocciosa’. Per il momento, nessun caso di phleovirus è stato segnalato. “Non possiamo ancora dire se è una vera minaccia per noi”, ha dichiarato Ben Beard, un ufficiale del Centro per il controllo e la prevenzione degli Stati Uniti al The New York Times. Ma la minaccia per il bestiame è molto reale. La diffusione delle zecche, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, non ha una spiegazione scientifica ma ambientale, correlata all’aumento della temperatura terrestre degli ultimi 20-30 anni e all’incremento della fauna selvatica che hanno condizionato il protrarsi dell’attività di questi parassiti dalla primavera all’autunno inoltrato e la colonizzazione di nuovi territori, anche prossimi alle aree urbane. In funzione di questa recente evoluzione, la Comunità Europea deve intervenire richiedendo innanzitutto la notifica di eventuali casi di malattia. Questo processo consentirà da un lato una più accurata mappatura del parassita anche perchè non si esclude che le costanti variazioni climatiche e le abitudini che portano sempre più spesso a svolgere attività outdoor siano condizioni favorevoli alla diffusione della zecca asiatica anche in Europa.

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