Banche centrali, il 2025 sarà quello della divergenza tra falchi e colombe


Nel corso del 2024 le banche centrali di (quasi) tutto il mondo hanno cominciato ad allentare la politica monetaria. BCE e FED hanno fatto quattro sforbiciate ai tassi di interesse ciascuna, ad esempio. Ma il 2025 potrebbe segnare scenari diversi.
Verso una divergenza delle banche centrali
Fino a qualche mese fa (soprattutto, prima dell’elezione di Trump), gli analisti economici si aspettavano un cammino convergente dei due maggiori istituti centrali al mondo. Si immaginava un cammino appaiato ancora sul terreno dei tagli ai tassi di interesse.
Ma la storia ha preso una piega ben diversa, con la Fed in una direzione e la Bce nell’altra. Se l’asincronia tra le banche centrali è assai frequente (nella maggior parte dei casi la BCE segue le mosse della FED), la divergenza è più insolita. Ma è proprio questo lo scenario che si prospetta.
La BCE taglierà ancora
Le intenzioni della Eurotower sono state esplicitate dalla sua presidente Christine Lagarde, lo scorso 16 dicembre: “La direzione di marcia è chiara, prevediamo di abbassare ulteriormente i tassi”. Più chiara di così. Con l’inflazione maggiormente sotto controllo, è il tempo di dare stimoli all’economia, allargando le maglie del credito tramite tassi di interesse più bassi.
Ma a quale ritmo e con quali tempistiche? I mercati vedono cinque sforbiciate nel 2025, con il costo del denaro in discesa all’1,75%.
La FED si ferma, per ora
Se la BCE non si è discostata molto dai programmi già noti da tempo, la FED invece ha investito i mercati con una doccia fredda, in occasione nell’ultima riunione del 18 dicembre. La banca centrale tagliò i tassi dello 0,25%, ma cambiò le aspettative per il 2025, con soli due tagli dello 0,25%. Alcuni banchieri centrali hanno addirittura indicato stimato uno o nessun taglio, e anche alcuni fondi più importanti (come il fondo Elliott) credono che potrebbe finire così. Questa virata ha provocato uno shock dei rendimenti sui titoli di Stato, e anche la corsa feroce del dollaro.
L’incognita Trump
Ma sulle prospettive delle banche centrali c’è una grossa incognita. I probabili dazi in arrivo dagli Stati Uniti di Trump potrebbero innescare una forte fiammata dell’inflazione, peraltro già preannunciata da alcuni indicatori che anticipano il trend, cambiando soprattutto i programmi della BCE. E quando le banche centrali devono cambiare rotta strada facendo, non è mai un bene.
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