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Mercato dell’auto, perché Stellantis è andata in crisi (di vendite e profitti)?

8 Settembre 2024 da helly

Il mese di agosto è stato davvero amaro per Stellantis, che ha accusato la crisi del mercato dell’auto in modo ancora più forte rispetto alla media dell’intero settore (-13%).
Nonostante i suoi marchi rimangano i più venduti nel nostro Paese (Fiat è sempre il più acquistato, con 3.315 unità), le immatricolazioni di Stellantis ad agaosto sono precipitate del 32%, con la quota di mercato che è scesa dal 28,04% al 24,82%.

I dati deludenti sul mercato dell’auto

stellantisLa cosa peggiore è che i dati deludenti sul mercato dell’auto in Italia fanno seguito a quelli – altrettanto deboli – comunicati in Francia, dove il gruppo guidato da Carlos Tavares ha avuto un calo del 31,7% (fonte dati Pocket Option). Anche in questo caso, le performance di Stellantis sono state peggiori rispetto alla media dell’intero Paese (-22%).

E’ vero che il mese di agosto è statisticamente un periodo debole per il mercato dell’auto, e peraltro conta un giorno lavorativo in meno, ma i dati sono troppo deficitari per non far suonare un campanello d’allarme. Lo sanno bene gli investitori del gruppo automobilistico, che hanno venduto in Borsa il titolo, che ha virano subito in rosso a Piazza Affari scendendo a 14,8 euro e facendo comparire la inquietante candela hanging man (impiccato), che segnala tempi difficili. Dall’inizio dell’anno il prezzo del titolo è sceso di circa il 30%.

La crisi del settore

L’andamento di Stellantis evidenza una continua sottoperformance, e il gruppo non sta traendo beneficio degli incentivi entrati in vigore a giugno. I problemi produttivi per il lancio dei nuovi modelli continueranno peraltro a pesare anche nei prossimi mesi.

…male in Italia e in Europa

Allargando lo sguardo, è chiaro comunque che la situazione per il mercato dell’auto italiano resta di grave difficoltà. Ciò accade per via dei forti aumenti dei prezzi delle auto e da una transizione energetica che si rivela sempre più difficile da portare avanti (grossi investimenti a fronte di ricavi in calo).

L’unica magra consolazione è che lo scenario appare identico anche negli altri paesi dell’Unione Europea. Basta pensare a quello che accade ad un colosso come Volkswagen, che sta valutando per la prima volta nella sua storia la chiusura di stabilimenti in Germania e la sospensione della “garanzia del lavoro” per circa 110mila dipendenti.

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