Banche centrali e corsa all’oro, l’Italia è al terzo posto al mondo
25 Agosto 2024 da helly
Da qualche anno a questa parte, le banche centrali stanno facendo grandi acquisti di oro. E’ un fenomeno che riguarda tutti gli istituti, di tutti i Paesi, chi più chi meno. I massicci volumi di compere hanno portato l’Italia, un po’ a sorpresa, addirittura sul podio dei Paesi con le riserve maggiori al mondo.
Gli acquisti massivi delle banche centrali
Il fenomeno può essere descritto con un dato eclatante pubblicato dal World Gold Council (WGC), organizzazione creata nel 1987 dalle maggiori compagnie minerarie per studiare il ruolo dell’oro in quanto asset strategico e la relativa catena di approvvigionamento.
Nel primo trimestre di quest’anno le Banche centrali nel loro complesso ai loro forzieri hanno aggiunto oro per un valore di 24 miliardi di dollari, pari a 290 tonnellate. Si tratta della domanda maggiore mai registrata dall’inizio delle serie storiche.
Le classifiche del WGC
Nel secondo trimestre del 2024 l’Italia risulta essere il terzo paese al mondo per riserve auree. Nelle casseforti del nostro Paese infatti ci sono ben 2.451,84 tonnellate di oro. Più di noi ne hanno soltanto Stati Uniti (8.133,46 tonnellate) e Germania (3.351,53 tonnellate).
A brevissima distanza dal nostro Paese c’è la Francia, con 2.436,97 tonnellate e la Russia (2.335,85 tonnellate).
Le riserve valutarie
Va detto che questa classifica subisce un ribaltamento se consideriamo l’oro come riserva valutaria, perché in questo caso il ruolo di leader spetta alla Cina, che ha 3.285.272 milioni di dollari. Un altro paese asiatico, il Giappone, è secondo con 1.168.515,75 milioni di dollari. Su un grafico point and figure, il divario tra Pechino e gli altri Paesi è enorme. Gli Stati Uniti ne possiedono ‘solo’ 232.299,14 milioni. L’Italia precipita a 85.158,61 milioni di dollari.
La spinta al prezzo
Va sottolineato che proprio i massicci acquisti da parte delle banche centrali sono uno dei volani della recente corsa del prezzo dell’oro. Il lingotto ha da poco raggiunto nuovi massimi storici, superando anche i 2.500 $ per oncia, e ci sono chiari segnali di mercato che la corsa potrebbe continuare. Altri fattori sono le difficoltà dell’economia globale e le forti tensioni geopolitiche.
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