Materie prime agricole, situazione difficile per il caffè
4 Febbraio 2024 da helly
Il cambiamento climatico sta incidendo notevolmente sulla produzione di tutte le materie prime agricole, facendo emergere difficoltà a livello globale. Il 2023 è stato il quarto anno consecutivo in cui la produzione ha ristagnato, facendo così emergere un deficit di offerta rispetto ad una domanda che invece è rimasta molto sostenuta. Ciò vale soprattutto per il caffé.
Scenario che non migliorerà
Il guaio grosso è che le previsioni sono tutt’altro che ottimistiche, se guardiamo al mercato del caffè. Secondo l’ICO, Organizzazione internazionale del caffè, nel 2024 la produzione continuerà a ristagnare, tanto che il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti prevede un crollo delle scorte sui minimi di 12 anni.
Se poi lo sguardo lo rivolgiamo ancora più nel futuro, la situazione potrebbe diventare drammatica, dal momento che un recente studio ritiene che entro il 2050 le aree adatte alle piantagioni di caffè si dimezzeranno.
Il ruolo del Brasile
La situazione più complicata riguarda il Brasile, che è il primo produttore mondiale, oltre che di altre materie prime agricole. La quota di mercato del paese sudamericano è pari al 33%. Il Brasile è anche il primo esportatore al mondo di caffè, e serve ben 152 paesi.
Proprio questo suo ruolo di leader del mercato fa sì che sia proprio il Brasile a dettare la linea dei prezzi. Adesso il gigante sudamericano è stato messo in ginocchio dall’eccessivo caldo. Il supertrend climatico è stato così impetuoso tanto che il 2023 è stato l’anno peggiore in assoluto da quando cominciarono le rilevazioni 174 anni fa, con una temperatura che ha superato di 1,27 gradi la media.
Il riflesso sul prezzo
Questi problemi comporteranno inevitabilmente una ricorsa al rialzo dei prezzi. Dal 2018 a oggi il prezzo è quasi raddoppiato, l’indicatore Zig Zag ha sempre puntato al rialzo e adesso il prezzo viaggia sui 187 USd/Lbs.
Per il futuro bisognerà invece attrezzarsi e trovare nuove soluzioni, che potrebbero essere offerte dalla tecnologia oppure dallo spostamento delle piantagioni verso altitudine maggiori, dove le temperature sono meno torride. Ma trovare zone così vaste da servire l’intera domanda globale sembra quasi impossibile.
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