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Sostanze chimiche nelle cannucce di carta e di bambù

1 Settembre 2023 da dagata

Sostanze chimiche nelle cannucce di carta e di bambù. I ricercatori di Anversa hanno esaminato i loro componenti chimici. I risultati sono allarmanti: la ricerca ha identificato queste sostanze chimiche, dannose e persistenti nell’ambiente, in moltissime marche di cannucce alternative a quelle di plastica usa e getta. Lo Sportello dei Diritti: “Si vigili sul territorio nazionale”

Il team di scienziati belgi di Anversa, in uno studio appena pubblicato sulla rivista Food Additives & Contaminants, hanno spiegato che le cannucce eco-friendly di carta o in bambù in molti casi contengono tracce di sostanze per- e polifluoroalchiliche (Pfas), che potrebbero renderle pericolose non solo per l’ambiente, ma anche per la salute umana. Il tema è relativamente nuovo, visto che la loro è una delle prime analisi di questo tipo effettuate nel mondo, e l’unica mai realizzata in Europa. Il loro esperimento ha coinvolto 38 marche di cannucce in vendita nel paese, che i ricercatori hanno analizzato alla ricerca dei cosiddetti “forever chemical”, gli Pfas, da tempo sotto accusa in quanto sostanze inquinanti e potenzialmente dannose, capaci di interferire con il sistema endocrino e di danneggiare il sistema immunitario, la fertilità, e il corretto sviluppo nell’età evolutiva. L’analisi ha rivelato che 27 marche di cannucce su 39 contenevano tracce di Pfas, per un totale di 18 differenti sostanze chimiche. La tipologia di cannucce che contenevano più spesso queste sostanze sono risultate quelle di carta (18 marche su 20), ma gli Pfas nello studio sono risultati presenti con regolarità anche nelle cannucce di bambù, in quelle di plastica e in quelle di vetro. Solo le cannucce in metallo, tra quelle analizzate, sono risultate “pulite”. “Le cannucce in materiali di derivazione vegetale, come carta e bambù, vengono pubblicizzate come più sostenibili ed eco-friendly rispetto a quelle di plastica, commenta lo scienziato ambientale Thimo Groffen, tra gli autori dello studio. La presenza di Pfas in questi prodotti significa però che non è sempre vero”. Tra le sostanze individuate la più comune è risultato l’acido perfluoroottanoico (Pfoa), vietato ormai quasi in tutto il mondo (in Italia lo è dal 2020), e collegato all’insorgenza di tumori, malattie della tiroide, colite ulcerosa e colesterolo alto. Ovviamente, i pericoli in caso di esposizione a sostanze chimiche dipendono principalmente dalle quantità con cui si entra in contatto o che vengono ingerite. E nel caso delle cannucce, la ricerca ha evidenziato livelli di Pfas molto contenuti, che di norma non rappresentano un rischio per i consumatori a meno di utilizzi estremamente frequenti, nel qual caso l’accumulo di sostanze nell’organismo nel corso degli anni potrebbe rivelarsi potenzialmente dannoso. I PFAS sono associati al cancro dei reni e alla prostata, colesterolo elevato, diminuzione della fertilità e altre malattie. Secondo lo studio le più significative concentrazioni sono state registrate nella carta utilizzata per il “confezionamento”. Cosa ci fanno gli Pfas nelle cannucce biodegradabili? Lo studio non offre risposte certe, ma i ricercatori sottolineano che la presenza ubiquitaria di queste sostanze lascia immaginare che, almeno in alcuni casi, non si tratti di semplici contaminazioni, ma piuttosto di un utilizzo indirizzato a rendere le cannucce idrorepellenti, e quindi più in grado di resistere all’usura al contatto con i drink. Peccato che però in questo modo i produttori nullificano gli sforzi fatti per rendere sostenibili le cannucce, perché gli Pfas biodegradabili non lo sono per nulla. Alla luce di tale notizia, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile da parte delle autorità sanitarie ma anche dei NAS dei carabinieri, un’indagine a campione sul territorio al fine di verificare l’utilizzo corretto di tutte le cannucce eco-friendly di carta o in bambù. Raccomandiamo inoltre ai consumatori al momento del consumo della bevanda, di scegliere le cannucce in acciaio, o anche meglio, di evitarne del tutto l’utilizzo.

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