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Durante il periodo della pandemia l’interesse verso il tema ambientale era cresciuto, spingendo anche fiumi di capitali verso i fondi ESG. Quelli meglio conosciuti come “sostenibili“. Ma di recente, complice anche la crisi, anche questi strumenti del risparmio gestito hanno patito il Bear Market.

La retromarcia dei capitali

L’andamento calante dei fondi sostenibili è dimostrato con tutta evidenza dai numeri. Nel primo trimestre dell’anno erano affluiti capitali per 87 miliardi di dollari, ossia la metà rispetto al trimestre precedente.

Questo trend calante è proseguito anche nel periodo da aprile a giugno, durante il quale l’indicatore MACD della raccolta è stato un vero flop: appena 33 miliardi.
Questi dati sono ancora più eclatanti se vengono confrontati con i 180 miliardi di dollari, che rappresentano il record stabilito nel primo trimestre del 2021.

Perché questi deflussi

Alla base di questa marcia indietro ci sono diverse motivazioni. Da parte degli investitori c’è stata molta delusione nell’apprendere di sempre più numerosi episodi di greenwashing, ossia quelle situazioni in cui l’adesione alle politiche ESG si rivela soltanto formale ed apparente.
Il settore sconta anche un certo caos riguardo ai criteri che vengono utilizzati nelle classificazioni delle attività sostenibili. Secondo un’analisi svolta da EY, esistono 870 politiche e regolamenti in materia.

Ma più di tutti la leva che sta agendo in senso opposto è quella della crisi economica.
Bisogna infatti sottolineare che l’intera industria del risparmio gestito non riesce più ad attirare capitali. Stiamo vivendo un bear Market che scoraggia nuovi investitori. Anziché impiegare i loro capitali nei fondi, preferiscono mantenere una riserva di liquidità oppure investire in asset alternativi e più difensivi.

La sfida dei fondi ESG

Dopo gli enormi passi avanti fatti negli ultimi anni, il comparto si trova di fronte ad una sfida probante ed importante, che riguarda la sua stessa sopravvivenza.
La corsa dei capitali verso i fondi sostenibili, così come verso i contratti per differenza è stata propiziata dal più lungo rialzo avvenuto Wall Street, cominciato all’indomani della crisi dei subprime e del fallimento di Lehman Brothers. Oggi come oggi lo scenario del mercato è completamente capovolto, e mette alla prova le capacità di questi fondi di saper navigare anche di fronte ai venti contrari.

Per adesso la sfida non sta volgendo al meglio, ma tuttavia – come spesso accade in questi casi – proprio tali burrasche servono per rimettere in ordine lo scenario e per pulire il mercato dalle inefficienze.