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Parassita mangia-cervello infetta un bagnante dopo una nuotata negli Stati Uniti

22 Luglio 2022 da dagata

Parassita mangia-cervello infetta un bagnante dopo una nuotata negli Stati Uniti. Le autorità confermano che si è trattato di un caso di Naegleria fowleri, un protista che causa infezioni potenzialmente mortali. È successo in Iowa

Nuotare diventa rischioso in America. Venerdì 8 luglio un bagnante americano è stato dichiarato infetto dall’Ameba mangia-cervello, un microrganismo che provoca una malattia devastante: la meningoencefalite amebica primaria, che può provocare la morte in poche settimane. L’uomo, si è sentito male nella giornata di ieri dopo aver nuotato nel Lago dei tre fuochi nella contea di Taylor, in Iowa. Il responsabile dei malesseri dell’uomo è la Naegleria fowleri, una microscopica ameba unicellulare che può causare una rara e potenzialmente mortale infezione al cervello, chiamata meningoencefalite amebica primaria (PAM). Per questo motivo la spiaggia di Lake of Three Fires State Park, in Iowa negli Stati Uniti, dov’è stata rivelata la presenza del microrganismo, è stata temporaneamente chiusa ai bagnanti. Le infezioni causate dall’ameba possono verificarsi quando l’acqua in cui è presente la Naegleria fowleri entra nel corpo attraverso il naso e risale fino al cervello, dove distrugge il tessuto cerebrale. Tuttavia, la PAM non è contagiosa ed è estremamente rara. Dal 1962, negli Stati Uniti sono stati identificati solo 154 casi noti» ha affermato il dipartimento della salute. Secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) la Naegleria fowleri solitamente vive in acqua dolce a temperature variabili, generalmente in fonti termali tiepide, stagni, fiumi, scarichi di acqua calda provenienti da impianti industriali o centrali elettriche, piscine, terreni irrorati con troppa acqua e, raramente, anche in laghi più freddi come il Lake of Three Fires State Park. I sintomi iniziano con forti mal di testa, febbre, nausea e vomito prima di degenerare in convulsioni, allucinazioni e coma. Ci vogliono circa cinque giorni dopo l’infezione perché i sintomi iniziali della meningoencefalite amebica primaria si manifestino e la malattia progredisce in modo molto rapido, solitamente, provocando la morte tra uno e 18 giorni dopo l’inizio dei sintomi. I precedenti – Nel settembre del 2020, un bambino di sei anni è morto dopo essere stato ricoverato in ospedale con l’ameba mangia-cervelli a Lake Jackson, Texas. Si credeva fosse stato infettato dopo aver giocato in uno splash pad della città. Un bambino di sette anni nell’agosto 2021, morì dopo essere stato infettato da PAM dopo aver nuotato in un lago della California del Nord. Il mese seguente, un bambino di Arlington, Texas, morì dopo essere stato infettato dall’ameba in uno splash pad. «Sebbene raro, il PAM è devastante e di solito fatale», afferma il CDC. «Tra i casi ben documentati, ci sono solo cinque sopravvissuti conosciuti, in Nord America» concludono. Per ridurre il rischio d’infezione, il dipartimento sanitario consiglia ai nuotatori di limitare la quantità di acqua aspirata attraverso il naso, utilizzando clip nasali, o anche tenendo la testa fuori mentre si nuota ed evitando di entrare in acqua quando le temperature sono molto elevate. Quando l’acqua con le forme infettive giunge accidentalmente all’interno delle cavità nasali, infatti, queste forme possono penetrare attraverso la mucosa olfattiva seguendo un gradiente di temperatura a loro favorevole e risalire lungo le fibre del nervo olfattivo fino ad arrivare al cervello attraverso i bulbi olfattivi. Da quel momento in poi Naegleria fowleri, grazie alle condizioni ottimali di temperatura e di nutrienti, si moltiplica molto attivamente e rapidamente, nutrendosi del tessuto nervoso cerebrale che digerisce secernendo degli enzimi direttamente su di esso. Le lesioni necrotico-emorragiche di questa malattia la rendono letale in più del 90% dei casi. E poi ci sono anche i sintomi: febbre, nausea, vomito, mal di testa, allucinazioni che possono poi sfociare in coma e morte. Ad oggi, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” non esiste un protocollo terapeutico standard, sebbene alcuni farmaci sembrano avere buon effetto ma sono ancora in fase di sperimentazione. Ricordiamo però che la PAM è una malattia rara dovuta da un ancor più raro protista. In Italia, l’unico caso mai avvenuto risale al 2004 e coinvolse un bambino di 9 anni.

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