Mario Melazzini: “I malati non dovrebbero sentirsi un peso per la società”
6 Aprile 2022 da articolinews
Mario Melazzini, Amministratore Delegato di ICS Maugeri S.p.A., da anni affetto dalla sclerosi laterale amiotrofica, ha affrontato il tema della malattia in occasione della Giornata Mondiale del Malato.
Il pensiero di Mario Melazzini sull’idea cha la vita di un malato possa essere indegna
Sono in tanti, forse in troppi, a pensare che qualora le condizioni di salute di un individuo dovessero peggiorare e costringerlo a convivere con una qualche patologia, la sua vita diventerebbe indegna e il malato o disabile si convertirebbe in un peso sociale. Nel suo discorso, Mario Melazzini porta l’attenzione sulla pericolosità di una simile concezione, che infonderebbe nel malato un profondo senso di solitudine e il dubbio che sia ormai inesistente agli occhi della società. Per questo motivo, le Istituzioni dovrebbero impegnarsi nel donare loro la certezza di poter ricevere i trattamenti, le cure e i sostegni adeguati. L’AD di ICS Maugeri S.p.A. sottolinea inoltre che “un corpo malato può portare salute all’anima, rendendola più forte, più tenace, più determinata, più disponibile a buttarsi con tutta se stessa in quello che si vuole”.
Mario Melazzini: “Superati i limiti imposti dalla malattia questa diventa una forma di salute”
“Quando si è colpiti da una malattia, – afferma Mario Melazzini – qualunque essa sia, ma soprattutto se grave e invalidante, a prima vista pare impossibile, se non insensato, coniugarla con il concetto di salute”, ciononostante questa potrebbe “rappresentare una vera e propria medicina per chi deve forzatamente vivere con essa senza la possibilità di alternative”. Questo è il punto di vista dall’AD di ICS Maugeri S.p.A., secondo il quale se è vero che la malattia porti ad erigere una serie di barriere, le stesse potrebbero essere viste come una sorta di Colonne d’Ercole, “superate le quali non è possibile tornare indietro, ma è ancora consentito guardare avanti”. Ciò che importa è riuscire a focalizzarsi su quanto è possibile conseguire, piuttosto che su ciò che non è più possibile fare. Alla medicina e alla scienza spetterebbe invece il compito di “eliminare o alleviare” quel dolore fisico o psicologico che affligge le persone malate o con disabilità, al fine di “migliorare la loro qualità di vita, evitando ogni forma di accanimento terapeutico”.
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