Comunicati stampa

Si era capito già da diverse settimane, che l’elemento cardine attorno al quale si sarebbero mossi i mercati finanziari sarebbero stati i tassi di interesse.
Per far fronte alla crescita smodata dell’inflazione, le banche centrali hanno deciso di avviarsi – sia pure con tempistiche differenti – verso le strette monetarie.

Il cambio di direzione sui tassi di interesse

Volendo essere ancora più ampi, si può dire che in realtà il discorso riguarda l’intera revisione delle proprie politiche monetarie.
Queste ultime hanno dovuto necessariamente essere accomodanti per arginare i danni provocati dalla pandemia di Covid-19. Ma adesso che siamo sul terreno della ripresa economica e che l’inflazione galoppa su livelli record, è inevitabile un cambio di direzione.

Se la Federal Reserve aveva già annunciato la svolta sul finire dello scorso anno, e addirittura la Bank of England era già passata alle vie di fatto alzando i tassi di interesse, era scontato che anche la BCE si sarebbe dovuta presto adeguare.

Anche la BCE cede all’evidenza

Nel meeting di inizio febbraio, la BCE ha dovuto ammettere che la situazione potrebbe subire dei cambiamenti nei prossimi mesi. Questo perché, non soltanto la situazione attuale non indica un calo a breve dell’inflazione, ma addirittura gli indicatori e le candele di inversione sembrano confermare che possano esserci ulteriori rischi al rialzo nel breve termine.
Di fronte a questo scenario era inevitabile che l’istituto guidato da Christine Lagarde cominciasse a pensare ad un cambiamento in corsa durante il 2022.

Altre questioni sul tavolo

Tuttavia se le politiche sui tassi di interesse saranno probabilmente il market mover per eccellenza dei prossimi mesi, non saranno i soli.
Sul QUOTEX, opinioni assai diffuse indicano anche la questione Ucraina e la questione energetica.

Fermo restando che rimane improbabile un conflitto nell’area della ex URSS, in ogni caso il clima sarà teso. La questione si lega anche a quella energetica perché il gas Russo accende l’Europa. Quest’ultima con colpevole ritardo sta iniziando a stringere accordi per avere dei rifornimenti diversificati. Ad esempio da Qatar, Stati Uniti e Azerbaijan.
Trattandosi di questioni di portata planetaria, che incidono sui prezzi dell’energia (che muove l’economia), anche l’andamento di questo scenario sicuramente inciderà – anche se misura inferiore rispetto ai tassi di interesse – sulle prossime evoluzioni dei mercati finanziari.