L’articolo di Giampiero Catone: Superbonus falcidiato per finanziare il RdC
25 Novembre 2021 da articolinews
Con la metafora “il divano sconfigge il mattone”, Giampiero Catone sintetizza il suo pensiero rispetto alla decisione di finanziare ancora una volta il Reddito di Cittadinanza, il “divano”, e tagliare i fondi del Superbonus, il “mattone”.
Giampiero Catone: duro colpo all’edilizia
Proprio nel momento in cui si iniziavano a intravedere i benefici del Superbonus, è arrivata la batosta da parte del Governo, che nell’ultima manovra sembrerebbe aver deciso di “punire” l’edilizia. Giampiero Catone riporta nell’articolo quanto sostenuto da Confedilizia, ovvero che “l’effetto di queste novità è facile da prevedere: in futuro meno cantieri e meno lavoro, oggi rischio paralisi per gli interventi programmati o già avviati”. Il Superbonus 110% è stato di fatto prorogato al 2023 solo per i lavori in ambito condominiale e si potrà accedere con determinati parametri Isee che escludono la maggioranza dei possibili fruitori. Il bonus facciate è stato ridotto del 90%, facendo in pratica morire l’attività di riqualificazione delle città. Secondo Giampiero Catone, si tratta di “un’inspiegabile e irrazionale frenata” arrivata “in una fase di sviluppo economico che deve essere incentivato e non bloccato”.
Giampiero Catone: i furbetti del Reddito festeggiano
Se da un lato “un settore che produce lavoro, crescita e benessere come l’edilizia è punito”, dall’altro i percettori del Reddito di Cittadinanza, o aspiranti tali, possono tirare un sospiro di sollievo dato che sarà stanziato un altro miliardo per tenerlo in piedi. Giampiero Catone definisce questa misura un “doppio flop”. In primis perché non incentiva realmente a trovare lavoro; l’autore dell’articolo riporta che solo “1 su 10 dei percettori ha deciso di lavorare secondo i dati della Corte dei Conti”. In secondo luogo, il RdC non sarebbe “di aiuto alle famiglie povere o in momentanee difficoltà”, che beneficerebbero di tutt’altre misure. Inoltre, continuano ad aumentare le denunce nei confronti dei cosiddetti “furbetti del reddito”: solo per il 2021 si contano circa 200 milioni di prestazioni erogate e non dovute, un lusso che forse il Paese non può permettersi.
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