In carcere il postino arriva dal cielo: droni usati per trasportare armi, droghe, pornografia e telefoni cellulari fin nelle celle delle prigioni.
7 Novembre 2021 da dagata
In carcere il postino arriva dal cielo: droni usati per trasportare armi, droghe, pornografia e telefoni cellulari fin nelle celle delle prigioni. La denuncia del sindacato Sappe dopo il sequestro di sabato a Secondigliano.
Droghe, pornografia e telefoni cellulari. Sono solo alcuni degli oggetti che i detenuti hanno cercato di farsi recapitare in carcere mediante l’uso di un drone. La goccia che ha fatto traboccare il vaso arriva dall’Italia. Per la precisione, nel carcere di Secondigliano dove sabato, tra le ore 18 e alle 20 si sono registrati sorvoli di droni sul carcere napoletano. A spiegare quanto avvenuto è Emilio Fattorello, segretario nazionale campano del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe): “Alle ore 20 il personale di Polizia, già allertato dal precedente sorvolo del pomeriggio, con il calare delle tenebre individuava un drone che volteggiava sul Reparto S 3 ove sono reclusi i detenuti appartenenti al circuito detentivo dell’Alta Sicurezza”. L’apparecchio telecomandato, che trasportava il suo carico legato a un filo, è riuscito a giungere a destinazione, in una cella del secondo piano. “L’arrivo del drone è stato anticipato dal frastuono di fuochi d’artificio fatti esplodere all’esterno con il sicuro scopo di coprire il rumore dell’apparecchio volante e nel contempo come segnale ai destinatari dell’arrivo del materiale” dichiara Fattorello. Ma gli agenti di Polizia penitenziaria hanno fatto irruzione nella cella e hanno sequestrato 12 telefoni cellulari di cui 10 del tipo micro e 2 smartphone, cinque panetti di hashish per un totale di mezzo chilo e diversi grammi di sostanza del tipo cocaina. “Il drone, portata a termine la missione, è rientrato verso il vicino quartiere di Scampia”. Nel 2020 nelle carceri italiane sono stati rinvenuti 1.761 telefoni cellulari. Erano stati 1.206 nel 2019 e 394 nel 2018. Nel carcere di Frosinone, il 3 giugno, era atterrato un drone, prelevato dagli agenti, con tre cellulari. Andando a ritroso nel tempo sono oramai tantissimi i precedenti, da Secondigliano a Taranto dove addirittura, per coprire il rumore dei droni durante la notte, erano stati organizzati dei fuochi d’artificio nelle vicinanze del carcere. Ma la situazione non è migliore nel resto del mondo. A inizio agosto, nottetempo, nel cortile del carcere di Nîmes, in Francia, si è schiantato un drone con alcuni seghetti da metallo. Nel carcere di Bedford, Regno Unito, un anno e mezzo fa era atterrato un drone con un piccolo quantitativo di hashish, un cacciavite, un coltello e un telefono cellulare. Anche in Germania i tentativi di attacco a strutture carcerarie con piccoli apparecchi volanti sono sempre più frequenti. Gli Usa precursori – Da questo punto di vista gli Stati Uniti sono stati precursori in questo fenomeno. Già diversi anni fa i primi casi: nel carcere di Mansfield, in Ohio, dove degli stupefacenti e del tabacco sganciati da un mini-drone nel cortile del penitenziario avevano scatenato una rissa tra i detenuti sulla proprietà di quell’involucro. Stessa cosa era successa nel centro di detenzione dello Utah, vicino a Draper, dove le sentinelle hanno avvistato un oggetto volante, non un ufo, ma identificato proprio come drone che una volta scoperto si era allontanato.Nemmeno la Svizzera è stata risparmiata. Nel penitenziario Bonstadel di Menzingen (Zugo) c’era stato già nel 2014 un tentativo di trasportare un telefono cellulare all’interno della struttura con un drone. Per questo alcune strutture modello sono già corse ai ripari. È il caso del penitenziario di Lenzburg (Argovia), e poi proprio quello di Menzingen, che hanno installato un sistema d’allarme contro i droni ed altri apparecchi volanti, che utilizza la videosorveglianza e un radar capace di identificare apparecchi volanti di piccola grandezza. Un sistema che dopo qualche problema nella fase di test, rilevava anche gli uccelli, è stato affinato fino ad avere risultati soddisfacenti, in Svizzera e non solo. Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, i pericoli nell’uso scorretto dei droni non devono essere sottovalutati. Un drone è in grado di eludere tutti i controlli d’entrata. E di introdurre armi e droga o permettere ai detenuti di comunicare con l’esterno Le carceri italiane dovrebbero dotarsi di un sistema di identificazione analogo a quelli intrapresi a nord delle Alpi.
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