Banche e credito cooperativo: il focus di Massimo Malvestio sulla situazione attuale
24 Giugno 2021 da articolinews
“Per mutualità vera servono strutture assolutamente nuove che ripartano dalle origini”: il monito di Massimo Malvestio, avvocato ed editorialista, nell’intervista sul credito cooperativo oggi a “Venezie Post”.
Massimo Malvestio: il credito cooperativo è morto, necessarie nuove forme di mutualità
In “Credito cooperativo: storia di uomini, necessità e successi in Veneto”, pubblicato nel 2006, ha raccontato di come il Veneto, una “terra policentrica, piena di identità e di storie di lavoro” sia riuscito ad affrancarsi “dalla miseria anche grazie alle casse rurali, banche di comunità e molte volte banche degli ultimi che riescono a diventare i primi”: storie “belle ed entusiasmanti” che Massimo Malvestio ha avuto “la fortuna di vivere da vicino”. L’avvocato trevigiano, oggi a Malta dove guida Praude Asset Management Ltd nel ruolo di Presidente, è tornato a parlare di Bcc in una recente intervista a “Venezie Post”, ripresa anche da “Lombardia Post”. Il quadro che ne emerge, a quindici anni dalla pubblicazione del libro, denota una situazione profondamente cambiata: “Di mezzo c’è stata la crisi della Lehman che ha svelato la fragilità del sistema finanziario mondiale. Uno shock, secondo me, non ancora del tutto compreso e che comunque non ha ancora finito di produrre conseguenze. Soprattutto è esplosa la produzione di regole, di controlli e di controllori. Le banche sono passate dalle mani dei banchieri a quelle dei compliance officer e dei risk manager”. Secondo l’avvocato Massimo Malvestio oggi sono necessarie nuove forme di mutualità: “Oramai le Bcc sono solo strutture di potere nella attuale forma giuridica. Soprattutto non hanno accesso al mercato del capitale di rischio senza che ne sia chiara la ragione. Questo è anche un problema di stabilità del sistema”. Le banche invece che hanno la fiducia dei mercati dei capitali sono la miglior garanzia per il sistema: “Le Bcc potrebbero essere utilmente trasformate in società per azioni, come è avvenuto per le popolari, non perché sia bello ma perché questo è il modello di banca che è coerente con il modello che designano le regole di vigilanza europea. Magari spa con limite al possesso azionario e con connotazione territoriale ma il voto capitario non ha più senso”.
Massimo Malvestio: il profitto non è l’unico motivo per dare credito
“Per mutualità vera servono strutture assolutamente nuove che ripartano dalle origini” osserva nell’intervista dello scorso 12 maggio Massimo Malvestio. Secondo l’avvocato ed editorialista dell’idea di banca territoriale e di mutualità che erano all’origine delle Bcc oggi resta “molto poco” perché non c’è più collegamento tra banca e territori: “La Bcc di Roma è arrivata a Padova! Le aggregazioni avvengono in modo casuale dal punto di vista territoriale, scavalcano province e regioni; i soci sono in molte banche molte decine di migliaia e quindi non conoscono più gli amministratori che, di fatto, vengono a controllare le assemblee che devono eleggerli. Quindi ormai l’unica vera caratteristica che è rimasta è la non contendibilità e la grande difficoltà di accedere al capitale di rischio, in questo si traduce oggi la forma cooperativa”. Ma se di fatto le Bcc sono diventate banche come le altre, chi potrà svolgere in futuro quella funzione di mutualità o addirittura di beneficienza che era alla base della costituzione del movimento cooperativo che ha dato vita alle Bcc? Massimo Malvestio ricorda in merito le parole di Cavour che nel 1849 parlando al consiglio comunale di Torino della locale Cassa di risparmio disse: “Ricordatevi che questa, prima che una banca, è un’istituzione di beneficenza”. Oggi “in Italia abbiamo il reddito di cittadinanza” ma ci sono anche “categorie di persone sempre più ai margini, oggettivamente pericolose dal punto di vista bancario e che però vorrebbero provare a restituire quel che ricevono perché hanno una dignità, perché vogliono provare nel loro piccolissimo a essere imprenditori, perché appartengono a comunità dove il lavoro è un valore”: dunque “si spende per il reddito di cittadinanza ma si fa quasi nulla per dare a questa gente la possibilità di accedere al credito”. Il problema è che “l’impresa lucrativa non è l’unico modo in cui il credito può essere fatto e il profitto non è l’unico motivo per dare credito”: ben vengano dunque iniziative di microcredito come quella lanciata dalla diocesi di Treviso e che prevede tra l’altro un percorso di tutoraggio. “Spero che abbia un grande successo e che possa essere la prima tra molte” osserva il Presidente di Praude Asset Management Ltd: potersi basare solo su offerte private “sarebbe bello” ma “se il reddito di cittadinanza merita il sostegno dello Stato, queste iniziative ne meritano ben di più”. Le casse peote sono proibite, le vecchie casse rurali che prestavano alle persone non esistono più: “Penso sia assolutamente necessario colmare il vuoto che si è venuto a creare, sempre più grande, in questi dieci anni di ultra regolamentazione”.
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