Produzione ricca per l’olio italiano, ma il Covid manda le aziende al tappeto
18 Luglio 2020 da helly
Olio d’oliva, ristoranti chiusi e esportazioni rallentate per il lockdown: crack da 2 miliardi nonostante la produzione raddoppiata
La situazione di emergenza innescata dalla diffusione della pandemia, ha provocato un contraccolpo fortissimo su molte produzioni agoralimentari italiane. Tra queste c’è il settore dell’olio di oliva, uno dei punti di forza del made in Italy nel mondo. A causa del Covid, il crack generato è pari a circa 2 miliardi di euro. E non perché se ne sia prodottodi meno, ma perché non s’è ventuo abbastanza.
Lockdown e produzione di olio
Per fronteggiare la diffusione della pandemia, i governi hanno dovuto ricorrere a misure restrittive di lockdown. Sono così rimasti chiusi per settimane i bar, i ristoranti e gli agriturismi, ovvero i principali sbocchi della nostra produzione di olio di oliva. Se è per questo, ancora oggi la ripartenza è lenbta e complessa. Inoltre anche l’export è stato duramente colpito. Infine l’azzeramento delle presenze turistiche ha completato l’opera. Bisogna infatti ricordare che l’olio EVO è tra i prodotti della filiera corta più acquistati dai vacanzieri. Del resto siamo il Paese che vanta il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 dop e 4 igp).
Le conseguenze della pandemia sul settore dell’olio di oliva sono quindi state devastanti. Sia a livello economico, ma anche occupazionale e ambientale. Bisogna infatti ricordarsi che la filiera conta oltre 400mila aziende agricole. Del resto se in generale le crisi imprese italiane da coronavirus è stata fortissima, non può fare eccezione questo settore.
Il prezzo e la concorrenza
Le imprese olivicole italiane hanno dovuto poi fronteggiare una ulteriore conseguenza. Quella relativa ai prezzi, che sono scesi del 44%. Sono infatti scesi a valori minimi che non si registravano dal 2014.
A danneggiarli è la concorrenza dell’olio proveniente da altre zone del mondo. Anzitutto lo spagnolo, che spesso sul mercato viene spacciato per italiano. Ma anche da altri paesi ETF, paesi emergenti quali sono Tunisia, Algeria, Marocco, ecc. Malgrado ci sia una legge che impone di indicare la provenienza, sulle bottiglie di extravergine che si trovano nei supermercati italiani, le diciture ‘miscele di oli di oliva comunitari’, ‘miscele di oli di oliva non comunitari’ o ‘miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari’, sono riportate in caratteri molto piccoli e in posti che la rendono difficilmente visibile. Insomma, viene fatto un trucchetto.
La beffa
La cosa che rammarica di più è che la produzione di olio quest’anno è andata alla grande, addirittura è raddoppiata rispetto allo scorso anno (quando fu un disastro). Sono infatti stati prodotti 365 milioni di litri. La Coldiretti ha elaborato un piano per salvare il settore, per passa per erogazioni a fondo perduto per le imprese produttrici di olio 100% tricolore per compensare la riduzione delle vendite, più un aiuto integrativo per gli oli certificati Dop e Igp in giacenza, sfusi o confezionati non venduti alla data del Dpcm dell’11 marzo.
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