Economia turca, una mina inesplosa che minaccia il Mediterraneo
30 Gennaio 2020 da helly
Nell’est europeo c’è una mina che da diversi anni è a rischio esplosione, ovvero l’economia turca. Il paese dell’est ormai sta finendo i soldi e per questo Erdogan si sta attivando (soprattutto in Africa) per far aprire qualche rubinetto. Ma la partita è complicata, e se la questione dovesse emergere in tutta la sua gravità, allora le crepe del regime dell’Akp aprirebbero a scenari molto tesi.
La situazione dell’economia turca
Dal 2013 in poi, l’economia turca ha fatto larghissimo ricorso all’indebitamento sui mercati otc, a tutto scapito della stabilità economica del Paese. Considerate che in Turchia quasi un terzo dei 350 miliardi di dollari di debito in valuta estera, due terzi in mani di società private, è in scadenza nel corso di quest’anno. Il governo cerca di distogliere l’attenzione da questioni spinose, come la disoccupazione giovanile che si aggira ancora intorno al 28%, attraverso una intensa serie di attività di forte impatto “mediatico”. Questo al fine di accrescere consensi e alimentare l’ottimismo. Finora il partito di governo ha avuto la forza di prevenire più volte le crisi economiche, ma c’è sempre il timore che la prossima possa essere quella definitiva.
Assalto turco al Mediterraneo
Per venire fuori da questa situazione, Erdogan cerca la ricchezza negli idrocarburi nel Mediterraneo orientale. Il sultano punta a sfruttare in esclusiva i giacimenti di questa larga zona, tant’è che ha firmato un’alleanza con al-Sarraj per creare un corridoio marittimo nel quale Ankara possa estrarre petrolio e gas (cosa che peraltro violerebbe le concessioni ottenute dall’Eni sull’area). Un’altra arma per risollevare l’economia turca sono le rivendite statali di alimenti di base sovvenzionata, tanto che Erdogan sta facendo il testimonial di tutti prodotti “made in Turkey”. A favorirlo è il fatto che il cambio Eur-Try (euro lira) è favorevole alle imprese turche.
La via dell’Africa
Intanto Erdogan si sta impegnando per ritagliarsi un ruolo politico ed economico importante in Africa. Il tour in corso del presidente è solo l’ultimo tassello di una strategia ad ampio raggio volta a riaffermare Ankara come punto di riferimento per l’Islam politico africano e a cercare nuovi mercati (ne è un esempio il suo impegno nella crisi libica). Anche in Senegal il presidente turco sta provando a infittire la ragnatela di relazioni economiche. Non a caso nel suo ultimo viaggio è stato accompagnato da “una forte delegazione di operatori economici”. Anche nell’Africa orientale ci sono forti interessi turchi. In Somalia, ex colonia italiana, i turchi hanno da anni intessuto relazioni strettissime con il governo legittimo di Mogadiscio e si sono accaparrati fette importanti di commesse (strade, porti, aeroporti, ecc.).
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