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«Altro che storia inventata». Multa incredibile, cade dalla bici, sconta due giorni di prigione

30 Gennaio 2020 da dagata

«Altro che storia inventata». Multa incredibile, cade dalla bici, sconta due giorni di prigione. La brutta avventura di un turista tedesco condannato a Sciaffusa in Svizzera per perdita del controllo della sua bicicletta

Tutta la storia, che è proprio vera, verissima, che ha dell’incredibile quella vissuta da un turista tedesco che ha trascorso due giorni e due notti in una prigione di Sciaffusa in Svizzera per essere caduto dalla propria bicicletta durante una vacanza in Svizzera. I fatti riportati dal quotidiano tedesco Südkurier sono accaduti l’estate scorsa. Il 66enne si trovava in bici nel centro di Sciaffusa quando, gestendo male una frenata, è caduto, si è rotto una costola ed è finito all’ospedale. La Polizia ha chiesto al malcapitato delle precisazioni sulle circostanze dell’accaduto. L’uomo, ha raccontato al Südkurier, pensava fosse un interrogatorio di routine. E invece sei settimane più tardi ha ricevuto una raccomandata che lo condannava per la sua caduta a 150 franchi di multa. Sbalordito, il cittadino tedesco si è rifiutato di pagarla visto che durante l’incidente non ha messo in pericolo la vita di nessuno. Ma la condanna parlava chiaro, è stata infranta la legge federale sulla circolazione stradale. Nell’articolo 31 si legge infatti: “Il conducente deve costantemente padroneggiare il veicolo, in modo da potersi conformare ai suoi doveri di prudenza”. Una logica che il turista tedesco non ha accettato valutando la sanzione ingiusta e, ostinandosi a non pagare, la pena è stata infine convertita in giorni di prigione. L’uomo ha scontato la sua pena il 6 e il 7 gennaio in un carcere di Sciaffusa e tutt’ora si dice convinto dell’assurdità di questa condanna, la quale “non favorisce sicuramente il turismo in Svizzera”. Una clamorosa ingiustizia che in mezza giornata ha spopolato in internet sui social. Sono piovuti commenti molto acidi sull’incredibile storia. La speranza, perlomeno, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”è che chi ha sbagliato così palesemente rimedi.

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