Reunion, squalo uccide pescatore. Si tratta del primo attacco mortale dall’inizio dell’anno
2 Febbraio 2019 da dagata
Reunion, squalo uccide pescatore. Si tratta del primo attacco mortale dall’inizio dell’anno. L’attacco “atipico”, ha riaperto il dibattito sulla pericolosità di questi pesci, ma la realtà è molto diversa: morire annegati in mare è 132 volte più probabile.
Un pescatore è stato attaccato da uno squalo ed ucciso nelle acque della foce di un fiume nella città di Sainte-Rose, ad est dell’isola di Reunion, nell’Oceano Indiano. Secondo testimoni, al momento dell’attacco la vittima, un pescatore del posto di cui non è stato reso noto il nome, era appena entrato in acqua e stava nuotando con cinque amici a meno di 5 metri dalla riva, quando uno squalo gli ha strappato la gamba sinistra. La vittima si era immersa nell’acqua per “recuperare le trappole per i pesci” quando è stata attaccata, ha riferito la polizia. Il fatto è avvenuto questa mattina. Tirato immediatamente fuori a riva dagli amici, l’uomo pochi minuti dopo è deceduto per le gravissime ferite, mentre due dei cinque compagni sono stati ricoverati in ospedale in stato di shock. La polizia ha inoltre evidenziato che un ordinanza prefettizia risalente al 2013, vietava “le attività di nuoto e acqua al largo di lagune e aree protette”. Questo tipo di attacco, come ha anche dichiarato la polizia locale, è “atipico”, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” in quanto gli squali attaccano solo i surfisti. Dal 2011 al 2017, ventuno persone sono state attaccate da squali. Nove sono morte. Più della metà di questi attacchi mortali ha coinvolto surfisti o bodyboarder. L’episodio potrebbe ricordare a qualcuno il film “Lo Squalo”, continua Giovanni D’Agata, ma in realtà questi pesci di solito non attaccano l’uomo, anzi, cercano di evitarlo, e in mancanza di “provocazioni” è estremamente raro che attacchino. Gli squali non rappresentano una minaccia ed è essenziale cambiare la percezione e l’immagine che abbiamo di loro come simbolo di terrore. E, ancor più importante, ad aumentare i rischi è in buona parte il comportamento umano. “Mano a mano che in tutto il mondo cresce il numero di persone interessate a fare attività ricreative in mare dobbiamo aspettarci un conseguente aumento di incidenti”, spiega l’International Shark Attack File nel suo report del 2017. Al contrario sono gli squali a dover temere gli uomini. Nel 2017 i ricercatori hanno stimato che ogni anno nel mondo vengono uccisi 100 milioni di squali pari una percentuale della popolazione totale compresa tra il 6,4 e il 7,9%. Un tasso di mortalità che i biologi giudicano insostenibile.
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