Cacao, il mercato è sempre più in mano alle big corporation
2 Febbraio 2019 da helly
Quando si parla di mercati, di solito il pensiero corre alla FED, a Wall Street, alla BCE, all’euro e al dollaro. Oppure alle commodities più chiacchierate come oro, petrolio e argento. Ma il mercato tratta anche altri beni, spesso quelli che fanno parte della nostra quotidianità. E’ il caso del cacao.
Il cacao e il mercato dei “poveri”
Il mercato mondiale delle fave di cacao vale 14,3 miliardi di dollari. Inoltre è in crescita, visto che dovrebbe raggiungere quota 17,3 miliardi entro il 2023. La domanda arriva tanto nel settore alimentare quanto in quello cosmetico e farmaceutico. Nord America, Europa e le maggiori aree emergenti: India e soprattutto Cina. Un mercato globale e in ascesa. Per cui non c’è da stupirsi quindi se chi sa come fare trading online sicuro, riserva una quota delle proprie operazioni in materie prime come il cacao.
Però quello del cacao è anche un mercato che ha attraversato una bella crisi. Specialmente dalle parti del suo produttore leader, la Costa d’Avorio (l’altro è il Ghana, assieme fanno il 56% del mercato). Il ribasso dei prezzi ha innescato una profonda crisi tra i produttori, provocando l’uscita dal mercato di molti di essi. Proprio nel momento in cui si preannuncia una tanto agognata inversione del trend. A sopravvivere – e avvantaggiarsi della situazione – sono soltanto alcuni big del settore. Il Conseil du Cafe-Cacao, l’associazione che supervisiona la filiera locale, ha parlato di “selezione naturale”. In realtà molti parlano di sfruttamento, visto che è un mercato che comincia dal lavoro dei poveri, e finisce per arricchire i già ricchi.
Le grandi corporation
La grandi corporation del cacao hanno ricevuto un assist soprattutto dal fallimento della SAF-Cacao (che aveva debiti per 270 milioni di dollari), il secondo esportatore della Costa d’Avorio. A causa di questo shock le banche hanno chiuso i rubinetti del credito, e così molti piccoli esportatori hanno avuto difficoltà di pagare le materie prime e soddisfare così gli ordini. Questi ultimi sono stati girati (secondo Reuters per 180mila tonnellate) a nuovi compratori e, come se non bastasse, in cambio di un lauto sconto. A sfruttare la situazione sono stati le grandi multinazionali come Cargill, Barry Callebaut, SucDen, Touton e Olam International, che hanno accresciuto la loro quota di mercato dal 50% al 75%.
Prospettive rosee… per pochi
Come detto, per gli esportatori di cacao ivoriano si tratta di una beffa, dal momento che il mercato pare in rampa di rilancio. Per la stagione 2018/19 si prevede una raccolta complessiva da 2,2 milioni di tonnellate di cacao, un decimo maggiore rispetto all’anno precedente. Anche il prezzo dovrebbe crescere, superando i 2.210 dollari per tonnellata secondo il trading system heikin ashi. I contratti futures per marzo 2019 segnano un rialzo significativo (2.307 dollari) anche se i numeri restano lontani dal picco del 2010, quando una tonnellata di materia prima si scambiava a oltre 3.500 biglietti verdi.
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