Scomparso materiale radiologico. Era rinchiuso in un contenitore sparito da un laboratorio di Sion. Appello della polizia vallesana. Lo Sportello dei Diritti: “Molto pericoloso”
25 Dicembre 2018 da dagata
Scomparso materiale radiologico. Era rinchiuso in un contenitore sparito da un laboratorio di Sion. Appello della polizia vallesana. Lo Sportello dei Diritti: “Molto pericoloso”
E’ allarme in Svizzera. Da un laboratorio di Sion martedì mattina è scomparso un contenitore con una sostanza per gli esami radiologici. Il materiale, che se usato correttamente non è pericoloso, è racchiuso in un cilindro per il trasporto di colore azzurro, del peso di circa 15 chili, alto una trentina di centimetri. Lo rende noto la Polizia vallesana, che esorta a segnalarne subito l’eventuale ritrovamento telefonando al 117. Il materiale radioattivo che si trova all’interno di un apparecchio sanitario potrebbe essere il cobalto-60 che non può essere usato per fabbricare un’arma nucleare convenzionale, ma in teoria potrebbe essere utilizzato per fabbricare una cosiddetta «bomba sporca», ossia un ordigno che dopo essere esploso può spargere materiale radioattivo intorno al luogo della sua detonazione. Il contenitore «non può essere aperto o danneggiato», giacché una fuga radioattiva potrebbe causare «severe conseguenze per la salute di chi lo maneggia». È molto strano che un contenitore con queste caratteristiche non disponesse della necessaria protezione, commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. L’autorità vallesana ha lanciato un appello mettendo in guardia “i ladri” sul rischio rappresentato dal bottino, mentre le forze di sicurezza sono state mobilitate per ritrovarlo al più presto possibile. Il contenitore, se in mano a criminali o terroristi potrebbe essere diretto dappertutto, quindi anche in Italia, ma per il momento non si hanno conferme. Non è la prima volta che avviene un furto di materiale radioattivo, pericoloso tanto per il suo effetto immediato come per il suo possibile uso nella fabbricazione di ordigno esplosivo: nel 2012 l’Aiea ha registrato 24 casi di furto o perdita di «prodotti sensibili», sopratutto nel territorio dell’ex Unione Sovietica, ammettendo a sua volta che rappresentano “sola la punta dell’iceberg”.
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