Riso ‘assassino’ fa decine di morti in India. Almeno 11 persone sono morte e 93 versano in condizioni critiche dopo aver mangiato cibo contaminato
25 Dicembre 2018 da dagata
Riso ‘assassino’ fa decine di morti in India. Almeno 11 persone sono morte e 93 versano in condizioni critiche dopo aver mangiato cibo contaminato
Avvelenamento da riso ha causato la morte di almeno 11 persone fra ieri ed oggi, mentre altre 93 sono ancora ricoverati in gravi condizioni di cui 29 versano in condizioni critiche. È successo in India, in un tempio Indù nella città di Mysore nel Sud dell’India. “Undici persone hanno perso la vita, ha spiegato il direttore sanitario del quartiere dove si trova il tempio, ad ora 93 sono state ricoverate in ospedale, 29 di loro sotto l’assistenza respiratoria”. Le persone coinvolte avrebbero tutte ingerito una partita di riso contaminato servito durante una cerimonia religiosa nel tempio della città indiana. I pazienti soffrono di vomito, diarrea e problemi respiratori. Dopo aver preso il riso si è formata anche della schiuma intorno alla bocca delle persone colpite, riporta la stazione NDTV. Tra le vittime ci sono due bambini. “È probabile che qualche sostanza tossica sia stata mescolata con il riso, hanno spiegato le autorità. Alcuni campioni sono stati inviati ai laboratori per capire la natura della sostanza che ha ucciso i fedeli. Il riso era stato distribuito come consacrazione dopo la cerimonia di venerdì. C’era riso al pomodoro e acqua aromatizzata. Un testimone, come riporta la stampa locale, ha raccontato: “Dal cibo proveniva un odore sgradevole, ma quelli che erano in fila per averlo l’hanno mangiato comunque. Poco dopo hanno iniziato a vomitare e cacciare schiuma dalla bocca”. Il Primo Ministro ha espresso il proprio cordoglio per l’incidente e ha annunciato un risarcimento alle famiglie delle vittime. I medici sospettano che potrebbe essere un pesticida. Le feste religiose in India sono spesso mal organizzate perché la polizia e gli aiutanti sono per lo più sopraffatti dalla massa di visitatori. Di certo, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, nella macchina organizzativa qualcosa non ha funzionato.
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