Cozze allevate in mare contaminate da tossine Dinophysis: scattata allerta Rasff in Italia e nella UE
7 Dicembre 2018 da dagata
Cozze allevate in mare contaminate da tossine Dinophysis: scattata allerta Rasff in Italia e nella UE. Lo Sportello dei Diritti: “Evitare il consumo di prodotti crudi”
E’ allarme cozze contaminate in Italia. L’elenco italiano del sistema di allerta inviata dal Ministero della Salute italiano del 5 dicembre (Dettagli di notifica – 2018.3530), comprende una segnalazione di allarme per la presenza di alto numero di “Diarroica Shellfish Poisoning” (DSP) acido okadaico (129 μg / kg – ppb) superiore ai limiti consentiti, in cozze allevate in mare. Nello specifico, su ordine dell’ autorità italiana e spagnola, è stato disposto il ritiro dal mercato dei prodotti contaminati dopo un controllo effettuato sul mercato. Il consumo dei molluschi Bivalvi è considerato uno dei principali responsabili di trasmissione all’uomo di diverse malattie d’origine batterica e virale nonché intossicazioni da Biotossine algali, anche a causa della diffusa abitudine di consumarli poco cotti o addirittura crudi. Il problema legato alla presenza delle tossine algali nei molluschi sta assumendo grossa rilevanza dal punto di vista igienico-sanitario. Ciò è dovuto, molto probabilmente, al flusso commerciale internazionale dei molluschi che vengono posti in zone di stabulazione, oppure veicolati dal traffico navale, o dall’acqua di zavorra trasportata dalle navi. Progressivamente, nel mare Adriatico, si è assistito alla proliferazione di un’alga (Dinophysis sp) produttrice della tossina Dsp, fenomeno che ha reso necessario impostare una continua vigilanza sanitaria. Attualmente il problema delle alghe tossiche marine è in continua crescita: sia per l’aumentare del numero delle specie riconosciute come dannose, sia per i fenomeni di fioritura algale, presumibilmente legati all’eutrofizzazione delle aree costiere. Dando origine a fenomeni di “ Bloom Algali”, cambiamenti di colore dell’acqua legate all’elevatissima proliferazione di cellule algali, raggiungendo in condizioni favorevoli (elevata presenza di nutrienti, temperatura ecc..), densità pari a 60-70 milioni di cellule litro. Il Fenomeno delle fioriture algali è noto fin dall’antichità e si manifesta in molte aree del mondo, in Italia si è assistito ad un’intensificazione di tale fenomeno dal 1975 lungo l’intera costa Emiliano Romagnola. L’apporto di nutrienti è sensibilmente rilevabile negli estuari dei fiumi e in corrispondenza di fenomeni d’elevata piovosità.Nello specidico la Diarrhetic shellfish poisoning (DSP la sindrome di questa tossina è di natura diarroica, prodotta da tossine sviluppate da alghe del genere dinoflagettati appartenenti al gruppo Dinophysis, presenti normalmente nei mari di tutto il mondo. Non si formano mai in concomitanza con le “Maree rosse”. Le Dinophysis sono responsabili della produzione di tossine del gruppo dell’acido okadaico.Le DSP sono composti liposolubili divisi in tre categorie con effetti tossicologici e meccanismi d’azione e alterazione diversi:Tossine acide (acido okadaico e suoi derivati)Tossine neutre (pectenotossine)Yessotossina e suoi derivati. Si prevede che i cambiamenti climatici causeranno una serie di malattie per gli oceani del mondo, incluso il riscaldamento, l’acidificazione e la perdita di ossigeno. Uno studio pubblicato di recente pubblicato online nell’edizione del 24 aprile degli Atti dell’Accademia Nazionale delle Scienze dal titolo “Il riscaldamento oceanico dal 1982 ha ampliato la nicchia delle fioriture algali tossiche negli oceani del Nord Atlantico e del Nord Pacifico”, dimostra che una conseguenza oceanica di il cambiamento climatico che si è già verificato è la diffusione e l’intensificazione delle alghe tossiche. “Le fioriture algali tossiche o nocive non sono un fenomeno nuovo, anche se molte persone potrebbero conoscerle con altri nomi come le maree rosse”, ha detto Gobler. “Questi eventi possono ammaliare o uccidere persone che consumano molluschi contaminati dalla tossina e possono danneggiare gli ecosistemi marini uccidendo pesci e altra vita marina”. “Il problema sta peggiorando”. “La distribuzione, la frequenza e l’intensità di questi eventi sono aumentate in tutto il mondo e questo studio collega questa espansione al riscaldamento degli oceani in alcune regioni degli oceani del Nord Atlantico e del Nord Pacifico”, ha detto Gobler. Le alghe marine sono così minuscole: 50 di esse affiancano solo la larghezza di un singolo capello, che possono sembrare innocue. Ma quando miliardi di cellule tossiche si uniscono, possono avvelenare gli umani, uccidere la vita marina e danneggiare economicamente le comunità costiere. Le perdite economiche attribuite a questo fenomeno nel corso dell’ultimo decennio sono state stimate a oltre un miliardo di dollari.Per tali ovvie ragioni, il Sistema di allerta RASFF, invita tutti a prestare la massima attenzione e a non consumare le cozze vive senza prima sottoporle al controllo dal Servizio igiene degli alimenti e nutrizione della Asl locale. Il rischio, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rilanciando le raccomandazioni del Servizio di Igiene degli Allevamenti e delle produzioni zootecniche, è che i mitili interessati dal richiamo possano esser commercializzati al di fuori dei canali legali, mettendo a grave rischio la salute dei consumatori. Mentre i molluschi acquistati esclusivamente attraverso “canali autorizzati all’interno di sacchetti con etichette che ne riportano la provenienza, possono essere acquistati in sicurezza”. Sottolineamo che la dinofisi è un serio problema di salute poiché produce neurotossine e tossine gastrointestinali che possono provocare intossicazione da parassiti paralitici e diarritici negli esseri umani.
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