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Dollaro debole, ecco il desiderio di Trump (…che lo fa comportare così)

22 Agosto 2018 da helly

Quello che sta succedendo tra Stati Uniti, Cina ed Europa dà sempre più concretezza ad un sospetto: Trump vuole un dollaro meno forte rispetto allo yuan e all’euro. Questo perché un dollaro più debole significa maggior forza dell’export americano, e quindi maggior forza dell’economia americana.

Le mosse di Trump per indebolire il dollaro

dollaro trumpDopo Ferragosto Donald Trump ha alzato il velo sulle sue intenzioni, criticando ancora una volta ed in modo aperto la federal Reserve. Il presidente si è detto poco entusiasta del rialzo dei tassi USA da parte del governatore Jerome Powell, che ha definito come “uomo che non è certo da denaro a basso costo”. Strano che questa critica giunga proprio da Trump, che ha voluto Powell proprio perché più falco della sua predecessore Janet Yellen. La critica alla FED si affianca a quelle verso Cina ed Europa, accusate di manipolare i rispettivi tassi di cambio contro il dollaro per ottenere un vantaggio competitivo.

Inevitabilmente, le uscite di Trump dopo Ferragosto hanno provocato un rimbalzo negativo del dollaro, colto subito da chi adotta strategie e tecniche di trading intraday forex. Non solo, sono aumentati anche se di poco i rendimenti dei Treasuries.

Il desiderio di Trump

Il presidente americano ambisce quindi a indebolirsi verso euro e yuan. Tra Cina ed Europa, ogni anno l’America accumula disavanzi commerciali nell’ordine di circa 530 miliardi di dollari. Una cifra che Trump non accetta. Anche per provare a bilanciare questo squilibrio da mesi sfrutta la minaccia dei dazi per indurre i principali partner commerciali a scambi più equi. Del resto rispetto al periodo pre-crisi il cambio euro-dollaro ha perso circa il 20% e lo yuan si è indebolito del 10% in 5 anni, roba da far andare in picchiata il supertrend (qui è trattato il tema dei parametri indicatore supertrend trading system).

Pechino ha provato a fare un passo verso Washington soprattutto allentando il proprio controllo sulla fissazione dei tassi di cambio. Tuttavia la mano visibile del governo resta e lo yuan non può ancora certo dirsi una valuta lasciata alle libere forze del mercato. In Europa invece la BCE continua a tenere i tassi di riferimento azzerati, mentre fino alla fine dell’anno ci sarà il “quantitative easing”. Queste misure espansive sono giudicate da Trump  scorrette, perché indeboliscono l’euro e sostengono le esportazioni dell’area. La cosa curiosa è che proprio il paese dell’Eurozona che esporta di più negli USa – la Germania – è quello più favorevole a varare una stretta monetaria.

Cosa accadrà quindi? Gli scenari sono tre. Euro e Yuan si rafforzeranno, e Trump sarà contento. Il secondo scenario vede invece le due valute indebolirsi ancora, e a quel punto la minaccia dei dazi diventerà più forte. Il terzo scenario è che di fronte a euro e yuan più deboli, sarà la Fed ad allentare la stretta in corso, finendo per indebolire il dollaro.

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