Comunicati stampa

La prossima criptovaluta potrebbe essere emessa dalle banche centrali. Lo scenario è puramente ipotetico, ma se a proporlo è addirittura la BRI – Banca dei Regolamenti Internazionali è chiaro che la notizia fa scalpore. Il dubbio viene posto in un dossier pubblicato dall’organismo internazionale, che ipotizza uno scenario nel quale le stesse banche centrali potrebbero emettere valute come Bitcoin, in concomitanza con le valute tradizionali oppure anche abbandonando del tutto queste ultime.

Va inoltre aggiunto che a questo dossier hanno preso parte anche il francese Benoit Coeur e Jacqueline Loh, uno membro della BCE e l’altra dell’autorità monetaria di Singapore. Insomma due personaggi che vivono da dentro le dinamiche delle banche centrali.

Lo scenario della BRI

E’ chiaro che l’utilizzo che si ipotizza non è quello per il quale Bitcoin e le sue sorelle sono diventate famose, il trading. Qui non c’entrano quotazioni, non c’è da smanettare tra le fan Gann trading Forex oppure tra le Bande di Bollinger. Qui infatti il discorso si limita solo al cuore pulsante delle criptovalute, ovvero la tecnologia “blockchain”, il sistema che regge in piedi l’intero carrozzone. Del resto se i pagamenti digitali hanno in molti paesi ridotto al minimo quelli materiali, perché non spingersi oltre e pensare di eliminare del tutto la moneta reale?

Solo chiacchiere, per adesso. La stessa BRI infatti ha messo in evidenza che Bitcoin e le altre criptovalute non sono vere monete perché sono troppo volatili nel valore. Chi sa il calcolo indicatore RSI forex si può sbizzarrire a vedere quante volte esso ha oscillato tra ipercomprato e ipervenduto nelle ultime settimane. L’essenza vera però è utilizzabile eccome. Il blockchain è mutuabili anche dalle banche centrali.

Tuttavia, la BRI evidenzia che allo stato attuale ci sono ancora moltissimi ostacoli ad uno scenario simile. Se le reti sulle quali transitano le digital coin saltassero, si fermerebbe tutto. Molte valute nazionali peraltro potrebbero rischiare il ban dai scambi con l’estero, perché molti opterebbero per una più pregiata. Ecco perché la BRI predica cautela.