Toast all’etanolo: pane in cassetta trattato con l’alcol etilico. Lo Sportello dei diritti: “Non è adatto ai bambini” solo quando il pane non va riscaldato
14 Dicembre 2017 da dagata
Toast all’etanolo: pane in cassetta trattato con l’alcol etilico. Lo Sportello dei diritti: “Non è adatto ai bambini” solo quando il pane non va riscaldato
Non è un mistero, però forse non tutti leggono sulle etichette degli alimenti che il pane in cassetta di tante marche, quello per preparare anche i toast ed i tramezzini, per evitare che si creino muffe all’interno del pacco, viene trattato con alcol etilico. L’alcol etilico (etanolo) è utilizzato da molti produttori di pane in cassetta confezionato, come antimicrobico. In questi prodotti il tasso di umidità è abbastanza alto da consentire la proliferazione delle muffe, cosa che non avviene nei prodotti secchi, come i crackers o i grissini. La legge regolamenta in modo molto preciso questo aspetto, in particolare, qualora si utilizzi l’etanolo, non possono essere utilizzati altri additivi antimicrobici (va utilizzato in sostituzione e mai insieme ad altri additivi) e va indicata in etichetta la dicitura “trattato con alcol etilico“. Dal punto di vista della salubrità, questi prodotti sono sicuri poiché il trattamento con alcol è solo superficiale, le quantità utilizzate sono minime (non devono essere superiori al 2% in peso, espresso in sostanza secca, praticamente in 1 kg di pane possono essere utilizzati al massimo 14 g di alcool). L’alcol, ovviamente, è di tipo alimentare, equivalente a quello che si trova nelle bevande alcoliche, si tratta dunque di una sostanza assolutamente innocua, a queste dosi. Dal punto di vista organolettico, i prodotti trattati con alcol etilico sono inconfondibili, soprattutto all’apertura della confezione, quando si sprigiona l’aria contenuta nella confezione, satura dell’alcol evaporato dalla superficie del prodotto. Il pane in cassetta confezionato non presenta controindicazioni, salvo forse quella di essere molto morbido e solubile, in parole povere, non va quasi masticato, è poco saziante e molto appetibile e il rischio di mangiarne una quantità esagerata è sempre presente. Questo aspetto è esasperato in USA, dove il pane in cassetta è molto consumato. Ed i bambini? Un caso in Svizzera ha alimentato in questi giorni le polemiche sull’uso dell’etanolo utilizzato nell’impasto del pane in cassetta, quando un genitore, sorpreso e piuttosto arrabbiato, ha sfogato tutta la sua frustrazione sui social. Nel momento in cui, la scorsa settimana ha scoperto che sua figlia non avrebbe mai dovuto mangiare questo pane. L’avviso era scritto con caratteri molto piccoli dietro la confezione. Si perchè, il giovane padre è venuto a sapere dopo diverso tempo che i toast che preparava con tanto amore alla sua bimba di 4 anni in verità non le facevano benissimo: il pane con cui preparava i succulenti spuntini conteneva alcol. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, perchè sulla confezione appare la frase che il prodotto «contiene alcol» e «non è adatto ai bambini» solo quando il pane non va riscaldato? Non dovrebbe esserci una controindicazione del genere? Purtroppo anche tale precisazione che “non adatto ai bambini” è scritta a caratteri microscopici sulle confezioni. Un genitore che compra il pane non può immaginarsi che contenga alcol. L’ideale sarebbe un prodotto senza conservanti. Ma l’industria preferisce i propri introiti alla salute del cliente
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