Ministero della salute segnala additivo alimentare non consentito nel formaggio manchego proveniente dalla Spagna. Scatta il sequestro con allerta al Rasff
14 Dicembre 2017 da dagata
Ministero della salute segnala additivo alimentare non consentito nel formaggio manchego proveniente dalla Spagna. Scatta il sequestro con allerta al Rasff
Il sistema europeo di allerta alimentare rapido (Rasff) ha pubblicato sul suo sito la comunicazione del sequestro di un formaggio manchego proveniente dalla Spagna distribuito anche in Italia. L’allerta 2110.2017 del 6 dicembre è legata alla presenza di un conservante alimentare non autorizzato, l’acido deidroacetico (DHA). Nell’avviso però, si parla solo nella voce latte e prodotti lattiero-caseari del “formaggio manchego” senza che siano stati comunicati nè il produttore nè il distributore in Italia, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Il paese notificante è l’Italia cioè il nostro dicastero della salute. Il Manchego è un formaggio spagnolo a pasta pressata prodotto con latte di pecora di razza Manchega allevata nelle province della comunità autonoma di Castiglia-La Mancia. Mentre l’additivo ( E256) viene utilizzato per prodotti a base di acidi grassi destinati al mercato asiatico, nordamericano e sudamericano, dove è ammesso l’uso alimentare. L’additivo deidroacetato è una sostanza comunemente usata come conservante e antimicrobico, in prodotti come dentifrici e rivestimenti plastici per formaggi, ma anche come battericida post-raccolta per fragole e altri frutti. Negli ultimi anni il suo impiego è cresciuto nel settore della cosmesi biologica e dei detersivi ecologici, per la sua rapida biodegradabilità. L’additivo può, però, lasciare residui sulla crosta dei formaggi, che è comunque non edibile. Resta, tuttavia, il dubbio se l’additivo sia in grado o meno di attraversare la crosta e contaminare la pasta del formaggio. Questa incertezza e alcuni effetti sulla salute riscontrati negli animali dopo un’esposizione prolungata al DHA sono alla base dell’allerta. Tuttavia, ci sono dati validati che testimoniano la sua tossicità a lungo termine sotto il profilo della mutagenicità (tossicità verso DNA e cromosomi) e della tossicità riproduttiva. Per quanto riguarda la mutagenesi, in particolare danneggia in modo irreversibile i geni delle cellule di topo a dosaggi preoccupanti (125 mg/Kg). Per quanto riguarda i disordini riproduttivi, va citata senz’altro la fetotossicità, con effetti sullo sviluppo muscoloscheletrico del feto sia di ratto sia di topo, entrambi a concentrazioni preoccupanti (rispettivamente 600 e 500 mg/Kg). Che cosa significa questo? Dal momento che la tossicità manifestata verso cellule e verso feti di mammiferi potrebbe con buona probabilità essere estesa alle cellule degli esseri umani, come si è visto per buona parte delle materie prime che vengono testate dalle università, tale sostanza dovrebbe essere considerata con sospetto e messa, come tante altre, in condizioni di non nuocere, ossia non usata.
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