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Nel mondo della finanza le novità fanno sempre presa, ed anzi gli operatori sono sempre alla ricerca dei nuovi fenomeni perché potenzialmente molto redditizi. Ma nessuno si sarebbe mai aspettato una cavalcata simile da parte delle valute digitali, il cui andamento ha bruciato in poco tempo ogni record precedente. E ovviamente ha anche alimentato i forti timori di una bolla speculativa.

L’ascesa delle criptovalute

La marcia delle criptovalute ha fatto registrare nuovi record nel corso della settimana. Il Bitcoin, il capostipite del settore, ha superato la soglia psicologica dei 5000 dollari, anche se poi ha ritracciato perdendo parte dei propri guadagni. C’è un dato che fa riflettere: chi durante la crisi dei subprime ha investito 5 dollari in Bitcoin (che all’epoca vale pochi centesimi), oggi possiede 4,4 milioni di euro. Ma è chiaro che la sua potenziale redditività si accompagna a diversi problemi. L’analisi tecnica consueta non vale, la prevedibilità dei movimenti di prezzo è molto aleatoria, i trading pattern significato non ce l’hanno più, il rischio diventa elevatissimo. Ma anche questo piace ai super-speculatori delle valute.

Ma nonostante questo il Bitcoin continua a volare, ed ha spianato la strada alla nascita di molte altre “sorelle” e “fratellini” digitali. Alcuni già ormai cresciuti e affermati come Ethereum, il rivale più vicino al Bitcoin come capitalizzazione. Ed a proposito di quest’ultima,  va registrato che solo nell’ultimo mese la capitalizzazione complessiva è schizzata da 160 a 180 miliardi di dollari.

I problemi legati alle criptovalute

Il mondo delle valute digitali non è fatto solo di soddisfazioni. Nel corso del 2017 ci sono state circa 300 lamentele da parte dei clienti di Coinbase, il più popolare servizio on line di trading delle valute virtuali. Ritardi nell’accesso ai fondi e problemi nelle transazioni hanno moltiplicato gli interventi del Consumer Financial Protection Bureau.

Tuttavia crescono anche le preoccupazioni delle autorità di vigilanza. Sostanzialmente per via della inclassificabilità delle cryptovalute. Non sono infatti assimilabili alle azioni, ai bond ma neppure alle tradizionali valute. Fare operazioni su Bitcoin insomma non è come fare trading su forex classico. Anche giuridicamente si trovano in una posizione astratta. L’assimilazione più comune è alle commodity (come l’oro, il petrolio). Proprio questa confusione sta spingendo le autorità di vigilanza alla massima prudenza. Sono infatti recenti i “No” a tutti i tentativi di ottenere il via libera della Sec al lancio di Etf e derivati sui Bitcoin. Mancano delle regole certe insomma. Ma nel frattempo il Bitcoin vola.