Estati bollenti saranno normalità. Per alcuni studi, nei prossimi anni la colonnina di mercurio continuerà a salire sempre di più nella bella stagione
25 Agosto 2017 da dagata
Estati bollenti saranno normalità. Per alcuni studi, nei prossimi anni la colonnina di mercurio continuerà a salire sempre di più nella bella stagione. Lo “Sportello dei Diritti”: nessun catastrofismo, bisogna farsi trovare pronti istituzionalmente ad assistere le fasce più deboli della popolazione
La morsa del caldo ha attanagliato per intere settimane non solo l’Italia, ma tutto il resto del Sud Europa. Ma ad estati anche più “bollenti” di questa dovremo abituarci. Se la tendenza al riscaldamento dovuta ad aspetti fisiologici della Terra o al cosiddetto “riscaldamento globale” dovesse continuare a confermarsi, in futuro il Vecchio continente potrà subire regolarmente ondate di caldo con punte di 55 gradi percepiti. A confermare questi dati una ricerca condotta dall’equipe guidata dal ricercatore italiano Simone Russo, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), pubblicato dal Joint Research Centre della Commissione europea su Scientific Reports. Lo scenario poco promettente riviene da un’analisi sull’interazione tra umidità e calore: le proiezioni sviluppate, a seconda di vari modelli climatici, non riguardano quindi la sola temperatura, ma anche quella percepita in base all’umidità. Per gli scienziati, ondate di caldo oltre 40 gradi, amplificate da un’alta umidità, potrebbero verificarsi anche ogni due anni, con seri rischi per la salute dell’uomo, soprattutto nell’Asia orientale e nella costa orientale americana. È, quindi, questo il futuro climatico previsto con un aumento di 2 gradi della temperatura del globo rispetto ai livelli preindustriali, obiettivo dell’accordo sul clima di Parigi. Ma se la crescita globale delle temperature continuasse a galoppare, i ricercatori stimano che con un aumento di 4 gradi potrebbero verificarsi regolarmente in molte parti del mondo, Europa compresa, delle super ondate di calore anche oltre i 55 gradi percepiti. Una soglia che i ricercatori considerano “critica” per la sopravvivenza umana. Combinato con la forte umidità il caldo può essere infatti molto pericoloso: impedisce al corpo umano di “raffreddarsi” con la sudorazione e può portare a ipertermia. Ciò comporterà che saranno moltissime le persone a rischio di colpi di calore, soprattutto nelle aree densamente popolate di Cina, India e Stati Uniti. Ma le conseguenze non saranno più lievi per l’Europa. Un altro studio, recentemente pubblicato su Lancet, ha evidenziato che entro fine secolo la salute di due europei su tre sarà messa a rischio da disastri climatici e tra questi in primis ci sono proprio le ondate di calore. Il sud dell’Europa per il momento tira un sospiro di sollievo. Sta appena uscendo dall’ennesimo picco di caldo di quest’estate, mentre Oltreoceano le condizioni climatiche stanno mettendo le basi per una stagione da record di uragani. La tempesta Franklin, toccando le coste del Messico, è stata appena riclassificata uragano. È il primo di una stagione che si prospetta particolarmente intensa. Secondo le previsioni della NOAA, l’agenzia meteo statunitense, quest’anno sono attese dalle 14 alle 19 tempeste tropicali, di cui da 5 a 9 potrebbero trasformarsi in uragani e da 2 a 5 in forti uragani. La stagione, spiega l’agenzia, potrebbe essere “estremamente attiva”, anzi, potrebbe rivelarsi “la più attiva dal 2010”. C’è infatti il 60% di possibilità che si verifichino eventi “sopra la media”. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, al di là degli aspetti imprescindibili della lotta globale all’inquinamento atmosferico che costituirebbe una delle principali cause del cosiddetto “effetto serra” e quindi del “global warming”, sulle cui origine e cause però, va precisato, ci sono vedute scientifiche antitetiche, non ci resta che mettere al bando i catastrofismi, contare sulla capacità di adattamento dell’uomo ed essere pronti anche e soprattutto attraverso servizi istituzionali di assistenza sempre più efficienti a prestare la massima attenzione alle fasce più deboli della popolazione quali anziani, bambini e ammalati nell’ottica di prevenzione dei rischi da “colpi di calore”.
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