Scienziati decifrano “Codice neurale dell’amore”. Ecco come nasce una coppia
6 Giugno 2017 da dagata
Scienziati decifrano “Codice neurale dell’amore”. Ecco come nasce una coppia. Nel cervello è stata trovata la base dell’amore e della fedeltà. Si tratta di un collegamento nervoso che rafforza la comunicazione tra aree interne ai circuiti della gratificazione e del piacere.
Più funziona, tanto più stimola la formazione di un rapporto di coppia stabile e duraturo. A sostenerlo uno studio condotto da un team di ricercatori americani della Emory University. Gli scienziati Usa hanno studiato le arvicole della prateria, roditori che hanno unioni che durano tutta la vita e sono già da tempo un modello di studio per la biologia dei legami di coppia. Gli esperti hanno studiato le connessioni nervose delle femmine di arvicola, in particolare tra corteccia prefrontale (area decisionale) e nucleo accumbens (centro nevralgico della gratificazione e del piacere). Hanno visto che tanto più è attiva la comunicazione tra le due aree, tanto più velocemente la femmina sviluppa una relazione con il maschio. Inoltre, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. si è visto che il primo incontro sessuale della coppia rafforza ulteriormente la connessione nervosa tra le due aree e che il livello di rafforzamento risultante va a braccetto con la velocità con cui successivamente i ‘partner’ si ritroveranno vicini. Infine, per vedere se queste vie di comunicazione nervosa sono proprio il meccanismo diretto che fa sbocciare l”amore’ e forma la coppia, gli esperti hanno ideato un meccanismo per attivarle a comando (con la luce) e visto che questa attivazione rafforza il legame o ne determina la formazione se questo non è ancora nato. Il lavoro in definitiva ha portato alla scoperta della traccia neurale dell’amore e del rapporto di coppia. Le conoscenze dei meccanismi biologici in atto potrebbero in futuro orientare terapie per aiutare persone con problemi di relazione, ad esempio pazienti autistici. La ricerca sarà pubblicata sulla rivista Nature.
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