World Economic Forum: Giuseppe Recchi e le sfide di Telecom Italia
26 Febbraio 2017 da newsgronline
Tra gli interventi che si sono susseguiti al World Economic Forum, allestito a Davos, si segnala anche quello di Giuseppe Recchi, Presidente Esecutivo di Telecom Italia, il quale ha analizzato gli scenari futuri, in particolare in Italia, per il mondo delle tlc.
World Economic Forum: l’intervento di Giuseppe Recchi
“L’Italia offre condizioni di produzione eccezionali e grandi opportunità ma fare impresa nel Bel Paese è un mestiere da eroi”: Giuseppe Recchi, manager alla guida di Telecom Italia, si è espresso in questo modo al World Economic Forum, importante evento tenutosi a Davos. Il suo intervento si è soffermato su tematiche di stretta attualità e si è aperto con un commento sull’evento dell’anno, ovvero l’elezione a Presidente degli Stati Uniti di Donald Trump. A tal proposito, Recchi ha infatti sottolineato come sia necessario evitare ogni pregiudizio ideologico di sorta perché la demonizzazione dell’avversario fa male alla democrazia ed è sul lungo periodo controproducente. L’intervento si è poi spostato sul settore delle telecomunicazioni, stretto attualmente fra l’incudine della net neutrality e la necessità che i vari protagonisti della scena siano in grado di trovare una strada per una crescita economica sostenibile.
Giuseppe Recchi: lo scenario italiano e le sfide per il futuro
Parlando del contesto italiano, Giuseppe Recchi ha posto l’accento sui listini del nostro Paese, i più bassi d’Europa. L’obiettivo, ha aggiunto, è la ricerca di una qualità dei contenuti che sia anche molto diversificata, seguendo il modello delle società statunitensi. Divenuta già distributore di contenuti, Telecom Italia mira infatti a diversificare e, attraverso intese con Sky e Netflix, è entrata nel mercato della coproduzione. In chiusura di intervento, Giuseppe Recchi si è soffermato sulla presunta offensiva francese per conquistare l’Italia, smentendola categoricamente. In passato, secondo il manager, è stato applicato un metodo sbagliato: l’italianità non è un valore in sé, conta principalmente la capacità del sistema economico di essere attrattivo. L’opportunità esiste e quando non sono gli italiani stessi a coglierla, è giusto aprirsi anche al di fuori dei confini nazionali. Tutto questo è figlio di una politica che ha portato allo scoraggiamento degli imprenditori attraverso una serie di questioni burocratiche e impedimenti.
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