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Euro e lira in Italia

17 Gennaio 2017 da Merellir

Dopo il Brexit, ora l’incombente minaccia per l’Europa è Quitaly, il timore che l’Italia potrebbe decidere di averne avuto abbastanza della moneta unica e tornare alla lira.

In parole povere, l’economia in Italia si dibatte come è stato negli ultimi due decenni, durante i quali non vi è stata meno praticamente nessuna crescita e le merci italiane sono diventate meno competitive nei mercati di esportazione.

la crescita lenta e alti livelli di disoccupazione  riflettono l’alto livello di crediti non performing che sono ora nelle banche italiane. I potenziali crediti inesigibili sono quasi raddoppiati a € 360 negli ultimi cinque anni e ora rappresentano il 18% di tutti i prestiti in essere.

Ciò che è chiaro, però, è che i crediti non performing riflettono un’economia non-performing. Essi sono il sintomo del problema e non la sua causa.

A differenza di Grecia, Irlanda o la Spagna, l’Italia non è passata  attraverso un periodo di boom economico prima della grande recessione del 2008-09. Invece, la sua performance è stata incessantemente povera. L’economia è più piccolo del 10% di quanto non fosse prima della crisi finanziaria e, di conseguenza la disoccupazione è alta, soprattutto nei più poveri la metà meridionale del paese.

Nei giorni prima di essere entrati a far parte dell’euro, l’Italia sarebbe stata in grado di farsi più competitiva svalutando la lira. Tale facoltà non è più disponibile.

Il rischio, quindi, è ovvio. L’Europa subisce un rallentamento   come risultato dello shock impartito dal Brexit. Una già debole Italia soffre più di tutti e le sue banche iniziano a fallire. Ai piccoli investitori viene detto che le norme europee significano che essi devono assumersi alcune delle perdite.

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