Centri commerciali e supermercati aperti pure a Natale e Capodanno ma c’è chi dice NO.
23 Dicembre 2016 da dagata
Centri commerciali e supermercati aperti pure a Natale e Capodanno ma c’è chi dice NO. Si tutelino i diritti dei lavoratori o sciopero del consumo il 26 dicembre e 1° gennaio
Che alle multinazionali della grande distribuzione poco interessasse dei lavoratori era cosa nota, ma che la tradizionale apertura post natalizia e a capodanno diventasse quasi un rito a dispetto dei più elementari diritti degli operai, non è questione più tollerabile che richiede una presa di posizione da parte dell’intera collettività, giacché sindacati e istituzioni rimangono ancora una volta inerti di fronte alla demolizione delle prerogative di chi lavora tutto l’anno e che meriterebbe, al contrario, almeno di una giornata di meritato riposo consentendo alle persone di concentrarsi serenamente sugli affetti e sulla festa. Insomma, tagliato il panettone da poche ore, molti dipendenti, dovranno varcare la soglia dei rispettivi punti vendita comunque il 26 dicembre ed e il 1° gennaio. In negozi alimentari e non. La corsa alle aperture festive investe infatti diverse categorie merceologiche. E negozi di svariata grandezza. Grande distribuzione organizzata in testa, ma anche piccoli e medi esercizi. Queste aperture straordinarie non portato nulla nelle casse delle aziende che tengono aperto. Il maggior numero di clienti che transitano dai negozi non genera automaticamente maggiori profitti, basti considerare che l’aumento delle spese fisse per un giorno festivo di apertura è pari a circa il 14 per cento senza considerare una media del 50 per cento di maggiorazione sulla paga oraria dei dipendenti. Inconcepibile per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ed è per tale ragione che, invita la cittadinanza a boicottare le aperture dei centri commerciali e dei supermercati che resteranno aperti nei giorni 26 dicembre e 1° gennaio in due giornate di sciopero generale dai consumi che servirà da monito per il futuro. L’unica via d’uscita possibile passa da un «ritorno alla nostra cultura, alle nostre tradizioni: passare i giorni di festa in famiglia senza l’assillo costante del dover spendere.
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