Lecce, polemica sul marciapiede: «Restringimento pericoloso». Segnaletica verticale intralcia passaggio a disabili e pedoni.
3 Novembre 2016 da dagata
Lecce, polemica sul marciapiede: «Restringimento pericoloso». Segnaletica verticale intralcia passaggio a disabili e pedoni.
Da alcuni giorni sono in corso lavori di rifacimento del marciapiede di via Vecchia San Cesario a Lecce ma non mancano le polemiche. Un restringimento pericoloso che è andato a sostituire un vecchio passaggio che almeno consentiva il passaggio dei pedoni, uno spazio quello in fase di costruzione davvero angusto, che costringe chi lo calpesta a restare in bilico con una gamba dentro ed una fuori sporgente sulla carreggiata e che non consente contemporaneamente il passaggio di pedoni che procedono in senso inverso. Inoltre non è transitabile né per una persona disabile in carrozzina né da persone anziane e nè per i passeggini dei bambini. Allo spazio angusto ci si mette pure la segnaletica stradale verticale installata in centro al marciapiede che proprio non ci dovrebbe stare. Soprattutto per il fatto che le carrozzelle dei disabili, anziani, pedoni ed i passeggini con bambini non riescono a passare. E l’alternativa per loro sarebbe scendere in mezzo alla strada trafficatissima. A notare la bizzarra installazione sono i cittadini che lo hanno segnalato allo “Sportello dei Diritti”. La posizione è assurda. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” in quel posto è solo d’intralcio e non solo impedisce il passaggio a carrozzine e pedoni, ma essendo il marciapiede già talmente stretto di per sè tanto che qualsiasi persona fa fatica a passare, costringe chi lo percorre a piedi, ad uscire dal proprio tragitto protetto e a transitare per un attimo in mezzo alla carreggiata. Potenzialmente è un fattore che mette a repentaglio la sicurezza pedonale, e potrebbe costituire infatti la causa diretta di incidenti. Trovo assurdo, commenta Giovanni D’Agata, che il Comune abbia autorizzato un simile restringimento e collocazione della segnaletica che, anche fosse stata una svista della ditta che l’ha innalzata, l’amministrazione e gli uffici preposti avrebbero dovuto controllare. E’ necessario quindi tutelare gli utenti, in modo tale che la progettazione urbanistica non diventi un’insidia o un trabocchetto, ma si riveli un aiuto prezioso per loro sicurezza. La conclusione non può che essere amara (l’indignazione si è esaurita da tempo): possibile che non si riesca a fare un’opera pubblica che risponda a criteri tali da rispondere in modo adeguato alle esigenze concrete dei cittadini?
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