Fiat, lo spot è ingannevole. La campagna in cui si pubblicizzava “500 giorni gratis” condannata dall’Alta Corte del Tribunale di Vienna
27 Novembre 2016 da dagata
Fiat, lo spot è ingannevole. La campagna in cui si pubblicizzava “500 giorni gratis” condannata dall’Alta Corte del Tribunale di Vienna
Appena lanciata in Austria, la promozione con cui Fiat si impegnava a fare pagare il prezzo dell’auto più tardi, dopo 500 giorni, senza però precisare le spese aggiuntive, ha fatto molto discutere. E da subito erano stati adombrati dubbi sulla veridicità dell’affermazione dalle associazioni dei consumatori. Fino a quando è arrivata la sentenza dell’Oberlandesgericht Wien, la più alta Corte del tribunale regionale di Vienna, che ha bollato come pubblicità ingannevole lo spot con cui la Casa torinese ha pubblicizzato le sue vetture. Queste spese non sono state citate, nè nella pubblicità, nè nel testo parlato, sia nella forma di una comunicazione scritta. Tutti particolari che non sono stati indicati in modo chiaro, visto che gli spot non contengono alcuna indicazione che allerti il destinatario del messaggio che l’offerta è soggetta ad una serie di limitazioni che ridimensionano in modo notevole l’offerta stessa. Inoltre, la breve durata delle informazioni in sovraimpressione nello spot TV, rendono “oggettivamente impossibile, per qualsiasi consumatore, la lettura e la conseguente presa di coscienza delle condizioni dell’offerta promozionale, soprattutto in assenza di qualunque indicazione nel claim principale. Secondo l’OLG Wien, la pubblicità è quindi fuorviante. Nello specifico l’autorità, accogliendo il ricorso presentato dall’associazione per l’informazione del consumatore (VKI) per conto del Ministero degli affari sociali, spiega che “l’omessa indicazione relativa ai costi aggiuntivi di 200 euro in spese, incide profondamente nell’orientare le scelte dei consumatori, in quanto l’assenza di indicazioni in merito all’esistenza di spese aggiuntive al prezzo offerto può spingere i destinatari dell’offerta all’acquisto di un’autovettura Fiat proprio con l’aspettativa di poterla pagare dopo 500 giorni con la possibilità di usufruire di un prezzo dell’autovettura particolarmente conveniente, senza spese aggiuntive. La pratica commerciale è stata ritenuta scorretta e i messaggi ingannevoli, in quanto idonei a limitare considerevolmente la libertà di scelta o di comportamento del consumatore e a indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che altrimenti non avrebbe preso, poichè la pubblicità deve richiamare determinate informazioni obbligatorie, soprattutto per quanto riguarda il tasso di interesse annuo effettivo e l’importo totale da pagare da parte del consumatore. In particolare in una pubblicità, che prevede prestiti e pagamenti, i consumatori devono ottenere ulteriori informazioni affinché siano in grado di stimare in anticipo, quanto questi crediti possono essere costosi per loro. Costi con un importo di 200 euro non si possono paragonare sicuramente ad una “tariffa zero”. Così sull’azienda guidata da Sergio Marchionne, commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, pesa il giudizio espresso dal Tribunale di Vienna, che non ha riscontrato da parte di Fiat il normale grado di competenza ed attenzione che ragionevolmente ci si può attendere da un professionista quale la società in esame. Questi, infatti, è un importante operatore presente da lungo tempo nel settore della produzione e della vendita di autovetture, molto conosciuto dai consumatori e dal quale è legittimo attendersi una particolare attenzione alla qualità e completezza della propria attività di comunicazione pubblicitaria. La sentenza non è definitiva.
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