Al via la class action contro APPLE. Citata in giudizio per un presunto malfunzionamento del touch sull’iPhone 6
9 Settembre 2016 da dagata
Al via la class action contro APPLE. Citata in giudizio per un presunto malfunzionamento del touch sull’iPhone 6
Class action contro Apple intentata presso la corte federale di San Jose, in California, da un gruppo di utenti possessori di iPhone 6 e iPhone 6 Plus realizzati dall’azienda californiana. Secondo i legali i prodotti commercializzati manifestano problemi con il touch dello schermo. I querelanti coinvolti, che al momento sono solo utenti statunitensi, accusano Apple di continuare a promuovere i propri prodotti che sostanzialmente comportano un malfunzionamento del touch accompagnato da una fascia grigia lampeggiante sulla parte alta dello schermo. Il difetto è stato ribattezzato “Touch Diseases” ed ha interessato milioni di utenti toccati dal problema. Apple, secondo questi, non ha fatto niente per venire incontro alle richieste di sostituzione o riparazione del prodotto, dimostrando anzi non molto interesse, al punto che alcuni utenti hanno deciso di rivolgersi alla giustizia lanciando una class action contro l’azienda. Nello specifico, la denuncia sostiene anche che alcuni componenti interni del telefono non hanno copertura di metallo ed è questo che causerebbe il problema, mentre i modelli precedenti erano costruiti diversamente. Gli iPhone, secondo i querelanti, inoltre non sono fatti per l’uso previsto per gli smartphone per via del difetto del touchscreen. Dal canto suo, Apple non ha ancora commentato la vicenda. I querelanti, uno californiano, uno del Delaware e uno della Pennsylvania, reclamano non precisati danni e accusano Apple di frode oltre che di violazione della legge che tutela i consumatori in California. La nostra associazione, dichiara Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, intende intentare una class action nei confronti del colosso americano di questo tipo di prodotto, con l’obiettivo di ottenere un risarcimento del danno in favore di quei consumatori che sono stati costretti, loro malgrado, dopo l’acquisto degli iPhone “incriminati”, a ridimensionarne notevolmente l’utilizzo rispetto a quello prospettato e garantito dalla casa.
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