Diritti dei minori: bambina top model a 10 anni. Quando i genitori vendono i bambini ai marchi di moda
13 Febbraio 2016 da dagata
Diritti dei minori: bambina top model a 10 anni. Quando i genitori vendono i bambini ai marchi di moda. Il caso della piccola Kristina Pimenova. Le pagine social della bambina invase da condanne ai genitori accusati di “sessualizzare” la piccola e commenti a sfondo sessuale
La famosa agenzia di moda “LA Models” ha da poco concluso un contratto esclusivo con la modella Kristina Pimenova. C’è un però: quella che viene definita “la ragazza più bella del mondo”, che ha già collaborato con Vogue Italia, Dolce & Gabbana, Roberto Cavalli, DSquared2 e altri, è una bambina di 10 anni. La piccola ha iniziato a posare all’età di tre anni, e oggi è tra i bambini più popolari del web con 1.2 milioni di follower su Instagram e quasi quattro milioni di like sulla sua pagina Facebook. Peccato che le foto di lei a letto, o in bikini sulla spiaggia, in pose ammiccanti e provocatorie, abbigliate da lolita con le spalline in giù o sdraiata su chaise longue, attirino commenti di ogni tipo, anche di natura sessuale. Le pagine social della bimba, ovviamente, non sono gestite da Kristina, ma da Glikeriya Pimenova, sua madre. La donna ha reagito alle accuse di aver “sessualizzato” sua figlia sostenendo che tutti coloro che trovano in quelle immagini qualcosa di sensuale allora sono “pedofili”. Eppure la Carta di Milano osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dichiara che: «Per il rispetto delle bambine e dei bambini nella comunicazione» di Terre des Hommes Italia dichiara al punto 3: «La comunicazione deve tenere conto delle differenti età dei bambini e delle bambine coinvolti rispettandone la naturale evoluzione. Non bisogna rappresentarli in comportamenti, atteggiamenti e pose inadeguati alla loro età e comunque non corrispondenti al loro sviluppo psichico, fisico ed emotivo. Ogni precoce erotizzazione dei bambini e delle bambine va bandita dalla comunicazione». Per questo diamo un nostro contributo, creiamo un’onda d’urto «Per il rispetto delle bambine e dei bambini nella comunicazione».
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