“Spoleto Arte” attesissima mostra con la curatela di Vittorio Sgarbi, fra i noti artisti ad esporre Bernarda Visentini
6 Luglio 2015 da ufficiostampa
Sabato 27 giugno 2015, in concomitanza della manifestazione internazionale del Festival dei 2 Mondi, avverrà l’apertura della prestigiosa mostra “Spoleto Arte”, presso il Palazzo Seicentesco Leti Sansi in Piazza del Mercato, nel centro storico di Spoleto. L’iniziativa è stata organizzata dal manager della cultura Salvo Nugnes, con la curatela del critico Vittorio Sgarbi, che hanno convogliato queste due manifestazioni in modo tale che le creazioni artistiche potessero essere viste e apprezzate dagli appassionati d’arte che accorrono alla città umbra per tale festival.
Alla mostra saranno presenti le opere della meravigliosa Amanda Lear, cantautrice, attrice e presentatrice televisiva, ma anche originale pittrice. Inoltre, potranno essere visionate le creazioni di un folto gruppo di artisti del panorama contemporaneo, tra cui la scultrice Bernarda Visentini.
Lo stesso Vittorio Sgarbi scrive di lei: «Se Michelangelo e i suoi coevi concepivano il passato storico secondo un unico punto di vista, l’antichità classica, ritenendo barbaro tutto ciò che l’aveva preceduta e seguita, la Visentini lo considera rinvenendo l’age d’or nella Preistoria, meglio ancora in quel momento virginale, all’alba di una nuova, più evoluta avventura per il genere umano, in cui l’arte, alle prese con i primi abbozzi di linguaggio formale, cominciava a segnare le prime, timide distanze dalla dimensione puramente antropologica. Nell’evocare questo stato primigenio quasi con la nostalgia di un paradiso perduto, forse confidando ancora nel mito immarcescibile del bon sauvage, le opere della Visentini, grande appassionata di civiltà primordiali, in particolare del Nord Europa, configurano una sorta di archeologia immaginaria in cui i rimandi all’arte arcaica, nettamente prevalenti, stabiliscono comunque una relazione colloquiale con le suggestioni della scultura novecentesca, in primo luogo, e non poteva essere altrimenti, con quella che più ha guardato all’arcaismo come a un modello per eccellenza dell’espressione moderna. […] la Visentini sembra interessata a recuperare il senso storico più appropriato dell’archetipo, e, con esso, la motivazione ancestrale che ha determinato la necessità per cui dall’idea viene la forma, e dalla forma la materia lavorata, la cui particolare oggettualità ha la funzione sociale di identificare, nella logica della società tribale, un concetto di comune condivisione».
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