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Pescara, Museo Casa Natale di Gabriele D’Annunzio: In mostra gli originali scatti d’autore di Maria Pia Severi con la curatela di Vittorio Sgarbi

11 Febbraio 2015 da ufficiostampa

All’interno dello storico contesto istituzionale del Museo Casa Natale di Gabriele D’Annunzio a Pescara, in Corso Manthonè 116, sarà allestita la variegata mostra fotografica di Maria Pia Severi, con la curatela del critico Vittorio Sgarbi. L’esposizione, organizzata dal manager produttore Salvo Nugnes, verrà inaugurata in data venerdì 6 febbraio alle ore 18.00 e resterà in loco fino al 4 marzo 2015.

 

Nel raccontare il messaggio, che vuole divulgare attraverso le sue intriganti immagini rievocative, la Severi sottolinea “Vorrei coinvolgere le persone nelle emozioni, che provo io fotografando. Inoltre, vorrei lasciare libero sfogo all’interpretazione delle mie foto. Ogni città che visito deve diventare prima ‘mia’ in ogni senso, culturale. Storico e visivo. Ecco come fotografo: seguo il mio istinto sempre e ho creato uno stile considerato rivoluzionario di foto in movimento”.

 

Nel descriverne le talentuose doti creative, Sgarbi ha dichiarato “La Severi ci inghiotte nello spazio attrattivo delle sue forme. Propone immagini fotografiche, che non documentano, ma evocano. Negli scatti della Severi non i luoghi, ma la percezione dei luoghi, la memoria indefinita non delle situazioni e dei particolari, ma delle sensazioni, come ciò che resta di un sogno. Le fotografie sono una sfida alla memoria, il tentativo di fotografare i ricordi, la natura anche imprecisa, ma decisiva”. E prosegue rimarcando “Come chi si sveglia all’improvviso e ricorda soltanto i frammenti di un sogno, percependone il senso, la continuità narrativa. Esse sono dentro di noi. Nel ricordarle non abbiamo una conoscenza compiuta, ma una conoscenza intuitiva. Di questa dimensione, di questa intuizione la Severi vuole restituire una corrispondenza fotografica. Così la sua tecnica appare impressionistica e divisionistica come la trascrizione di un sogno. Contro la distanza dei luoghi impone la perdita del fuoco, rinunciando alla nitidezza, che è propria della riproduzione fotografica”.

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