Regno Unito. 70% di carne di pollo contaminata da un batterio che può essere mortale
14 Dicembre 2014 da dagata
Regno Unito. 70% di carne di pollo contaminata da un batterio che può essere mortale. Lo “Sportello dei Diritti” chiede alle autorità europee se c’è lo stesso rischio anche nel resto d’Europa ed in Italia
Nel Regno Unito il 70% carne di pollo venduta nei supermercati sarebbe contaminata da batteri Campylobacter, che possono risultare fatale in alcuni casi, secondo le rivelazioni odierne della UK Food Security Agency (FSA). Quasi il 18% dei prodotti in questione hanno anche un tasso di contaminazione oltre i limiti ammissibili, detto FSA. In febbraio, l’agenzia aveva avviato uno studio su questi prodotti. Nella successiva primavera, l’agenzia aveva allertato la popolazione sulla presenza di questi batteri, invitandola a non lavare la carne di pollo per evitare la sua diffusione sulle mani o piani di lavoro. I rischi per la salute si rivelerebbero quando si maneggia il pollo crudo prima di cucinarlo. La FSA ha anche pubblicato giovedì, per la prima volta, i livelli di contaminazione presenti nei polli venduti da catene come Sainsbury, Marks & Spencer, Tesco, rivelando per esempio che in Asda, il 78% della carne di pollo testata presentava questo batterio, seguito dalla Coop (73%), Morrisons, Sainsbury e Waitrose (69%), Marks & Spencer (67%) e Tesco (64%). D’altra parte, i dati delle catene Aldi e Lidl non erano disponibili. L’industria deve agire ha detto il direttore della FSA, Steve Wearne, che ha specificato espressamente che “Questi risultati dimostrano che l’industria alimentare, in particolare i distributori, dovrebbe fare di più” contro il Campylobacter.Migliaia di inglesi, circa 280.000 sono colpiti ogni anno dal batterio, che provoca infezioni intestinali generalmente benigne, ma che può essere mortale in bambini molto piccoli, negli individui anziani e negli immunodepressi.Per Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” si tratta di una notizia che dovrebbe far preoccupare i consumatori, tanto da richiedere un intervento alle autorità sanitarie europee per chiarire se sussista lo stesso rischio anche nel resto d’Europa ed in Italia.
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